Bruxelles – Nel 2024 l’Europa, attanagliata da insicurezze e timori per la propria sicurezza e stabilità economica, si è decisamente spostata un po’ più a destra, a discapito dei diritti e delle libertà dei cittadini dell’Unione. Lo sostiene il report “Liberties rule of law 2025”, pubblicato oggi (17 marzo) dalla Civil Liberties Union for Europe, nel quale si afferma che senza azioni decisive l’Ue, colpita in ogni suo Paese da manipolazione politica del potere giudiziario, debole contrasto alla corruzione e restrizione della libertà di stampa, “rischierà un’ulteriore erosione democratica”.
La Ong che, con la collaborazione di enti e associazioni umanitarie da 18 Paesi Ue, misura ogni anno dal 2019 lo stato di salute della democrazia europea, ha analizzato i comportamenti dei vari governi nazionali, sottolineando come “la categoria più preoccupante di paesi” sia quella dei “demolitori” (dismantlers), ovvero gli esecutivi che prendono intenzionalmente misure volte a indebolire lo stato di diritto in quasi ogni aspetto.
Tra questi compare l’Italia: i ricercatori hanno indicato come il governo Meloni abbia stilato delle proposte per dare al ministero della giustizia “potere assoluto” sui procuratori, ampliando così il controllo politico sul giudiziario. Il caso della cancellazione della trasmissione del “manifesto antifascista” di Antonio Scurati e il provvedimento disciplinare aperto contro la giornalista Serena Bortone per l’inserimento del discorso nel suo programma Rai “Chesarà”, sono stati inoltre citati come esempi delle interferenze “senza precedenti” del governo italiano nei media del servizio pubblico. Tra i Paesi demolitori anche la Bulgaria e la Slovacchia per il loro indebolimento dello spazio civile e del sistema costituzionale, ma anche la Croazia per l’ostruzione del governo alle indagini di frode contro il budget Ue e la Romania per la mancanza di strumenti adeguati per la protezione del processo elettorale. L’Ungheria, in una categoria tutta sua, ha sperimentato una significativa regressione, specialmente a causa del lancio dell’Ufficio per la protezione della sovranità dell’Ungheria, che detiene ampi poteri di investigazione sugli ungheresi attivi nella vita pubblica (ai danni di media e Ong).
Mentre Irlanda, Paesi Bassi, Malta e Grecia mantengono gli stessi livelli del 2023, il report avverte come Francia e Germania, definiti storicamente “democrazie modello”, non siano immuni da derive. La Francia ha visto un declino nella protezione dello Stato di diritto, specialmente per l’abuso della procedura costituzionale art. 49.3, che permette all’esecutivo di portare avanti decisioni senza alcun voto, ma anche per la crescente restrizione alla libertà di espressione introdotta in occasione delle Olimpiadi. Hanno destato preoccupazione le risposte “eccessive e sproporzionate” della Germania agli eventi pro-Palestina, in diversi casi cancellati e censurati, ma anche l’insufficiente contrasto al sistema delle “porte girevoli”, ovvero la tendenza degli alti funzionari a ricoprire mansioni in settori che hanno recentemente regolato. La Repubblica Ceca è risultato il Paese che più ha agito per rafforzare la democrazia, mentre sono stati riconosciuti con favore gli sforzi di restaurazione democratica della Polonia, nonostante le difficoltà incontrate dal governo di Donald Tusk.
La Ong ha chiesto che la Commissione Europea rinforzi l’attività di monitoraggio dell’Ue legandola al rilascio di fondi europei, e che acceleri le azioni legali contro le violazioni dello stato di diritto.