Bruxelles – Troppo poco finora, il rischio di investire troppo tutto insieme adesso. Sulla difesa rischia un pasticcio tutto a dodici stelle, e alla Banca centrale europea si inizia a guardare con qualche apprensione alla voglia di investire nell’industria pesante. “La frammentazione del commercio e una maggiore spesa per la difesa in un settore con capacità limitata potrebbero in linea di principio spingere verso l’alto l’inflazione“, avverte la presidente della Bce, Christine Lagarde, partecipando alla XXV conferenza sulla ‘Bce e i suoi osservatori‘ organizzata dal Goethe Institut di Francoforte.
La corsa al riarmo dettata certamente anche da un contesto geopolitico molto instabile e definita dalla Commissione europea nella sua proposta ‘Rearm Europe’, possono produrre effetti indesiderati sull’indice del costo della vita che probabilmente a Bruxelles, come nelle altre capitali, non erano stati presi sufficientemente in considerazione. L’auspicio, in questo senso, è che di fronte al rischio di nuovo rialzo dell’inflazione per l’aumento nella spesa per la difesa, “i dazi statunitensi potrebbero anche ridurre la domanda di esportazioni Ue e reindirizzare la capacità in eccesso dalla Cina all’Europa, il che potrebbe far scendere l’inflazione“, continua ancora Lagarde. Un paradosso, dunque: la guerra commerciale Ue-Usa potrebbe anche giovare all’Europa.
Lagarde tocca il tema della difesa non tanto perché attuale, ma perché correlato alle incertezze di un ambiente sempre più imprevedibile. Senza fare riferimento esplicito al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, o alle azioni di Russia e Cina, la presidente della Bce fa notare che “le certezze consolidate sull’ordine internazionale sono state capovolte” rispetto alle abitudini consolidate. “Alcune alleanze sono diventate tese, mentre altre si sono avvicinate. Abbiamo visto decisioni politiche che sarebbero state impensabili solo pochi mesi fa”. In contesto in cui “gli indicatori del rischio geopolitico si trovano a livelli che non si vedevano dalla Guerra Fredda”, avverte ancora, “se gli shock diventano più grandi, la persistenza dell’inflazione potrebbe in alcune circostanze essere maggiore“.
Ecco dunque come il contributo alla spesa accelerata per la difesa potrebbe incidere negativamente. Ed ecco perché, conclude la presidente della Bce, “eventuali shock futuri che affrontiamo dovranno quindi essere valutati attraverso questo quadro”. Quali sono questi scenari negativi dietro l’angolo? Li elenca lei stessa: “Shock dei prezzi dell’energia, le interruzioni della catena di approvvigionamento, o un forte aumento della spesa per la difesa o le infrastrutture”. Quando gli armamenti sono un problema senza neanche averli.
Di questi e altri temi legati alla Difesa si parlerà il 15 aprile a Roma nell’evento della serie Connact “Difesa comune europea: finanziamenti e integrazione industriale“.