Bruxelles – Conti pubblici non proprio dei migliori, anzi. Il debito pubblici italiano è secondo solo a quello ellenico, eppure la situazione non desta preoccupazioni. Questo almeno dicono gli addetti ai lavori e gli osservatori, e allora tutto bene. Certo, ragionano fonti europee, “il motivo per cui abbiamo regole è proprio perché siamo preoccupati della sostenibilità del debito dei Paesi membri”. Però, si sottolinea, in questo momento “se guardiamo l’andamento dei mercato dei titoli, non sembra di vedere particolare preoccupazione per la sostenibilità del debito italiano“.
Un riconoscimento di una situazione che certamente offre garanzie sull’affidabilità dell’Italia e che al contempo permette al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di condurre un viaggio a Bruxelles senza particolare patemi in occasioni delle riunioni di Eurogruppo ed Ecofin della prossima settimana (10 e 11 marzo, rispettivamente).
C’è anche altro, in queste considerazioni che si fanno a Bruxelles. C’è un piano per la difesa volto a riarmare l’Europa che intende permettere agli Stati membri di aprire i rubinetti della spesa pubblica, inclusi Paesi ad alto debito come l’Italia. Un piano che convince fino a un certo punto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che comunque guarda allo stato di salute delle finanze pubbliche. Pur dicendosi in linea di principio favorevole all’aumento di spesa per la difesa, che comunque è un obiettivo Nato prima ancora che Ue, vorrebbe evitare di aggravare ulteriormente la situazione erariale.
Per questo motivo la premier ha annunciato già al termine del vertice straordinario dei capi di Stato e di governo dell’Ue che Giorgetti proporrà ai suoi omologhi europei di “immaginare strumenti di garanzie europee per gli investimenti privati sul modello di InvestEu“. Non prestiti bensì contributi a fondo perduto, dunque. Un’idea difficile da far piacere ai partner, in particolare quelli nord europei, attenti a non ricorrere con leggerezza a forme di mutualizzazione del debito.