Bruxelles – In un vertice europeo in cui saltano le conclusioni all’unanimità sull’Ucraina a causa del veto ungherese, i capi di stato e di governo dell’Ue trovano la quadra sull’altro grande tema in agenda: la difesa europea. Sostegno compatto alle linee guida del piano Rearm Europe presentate da Ursula von der Leyen e l’invito a esplorarne urgentemente la fattibilità.
In particolare, i leader “accolgono con favore” l’ipotesi di sospendere le regole del patto di stabilità per le spese militari. Sull’attivazione “in modo coordinato” della clausola di salvaguardia nazionale, i 27 rinunciano a indicare paletti e numeri, terreno di scontro tra i Paesi frugali e quelli invece che da sempre chiedono a Bruxelles più libertà di spesa. Toccherà alla Commissione europea capire come e di quanto sforare per mettere d’accordo tutti. Ma l’apertura storica della Germania e la posizione più aperta al dialogo di alcune delle capitali più rigide “sta aprendo un dibattito su una revisione complessiva del patto di stabilità e crescita”, ha esultato la premier italiana, Giorgia Meloni.

Nelle conclusioni scritte del Consiglio europeo, I 27 “invitano” poi la Commissione europea a proporre “nuove fonti di finanziamento” attraverso “ulteriori possibilità e incentivi offerti” nell’ambito dei “pertinenti programmi Ue”. Tra le righe, si tratta della controversa idea di dare la possibilità di sacrificare parte dei fondi di Coesione alla corsa al riarmo. Un punto su cui Meloni, ha voluto fugare ogni dubbio: “Proporrò al Parlamento di chiarire fin da subito che l’Italia non intende dirottare fondi di coesione, importantissimi per noi, sull’acquisto di armi”, ha dichiarato alla stampa durante il vertice.
Meloni ha rivendicato di aver condotta una presunta battaglia per escludere la possibilità che tali risorse venissero “forzatamente dirottate alle spese per la difesa”. Ma la stessa von der Leyen, presentando due giorni fa il piano, aveva spiegato di voler “proporre ulteriori possibilità e incentivi agli Stati membri che decideranno, se vorranno utilizzare i programmi della politica di coesione, di aumentare la spesa per la difesa”. Un approccio confermato dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, che al termine del vertice ha spiegato che “anche la flessibilità nell’indirizzare i fondi europei esistenti alla difesa sarà importante, per quegli Stati membri che sceglieranno di farlo”.
Per quanto riguarda lo strumento da 150 miliardi per prestiti agli Stati membri garantiti dal bilancio dell’Ue, i 27 “invitano il Consiglio (i ministri dell’Economia dei 27, ndr) a esaminare tale proposta con urgenza”. Il fatto che questa misura, così come l’attivazione della clausola di salvaguardia nazionale del Patto di stabilità, “hanno in qualche maniera a che fare con il debito”, secondo Meloni “è un rischio che va tenuto in considerazione” per Paesi come l’Italia che già hanno uno spazio fiscale ridotto. La premier ha annunciato che il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, proporrà ai suoi omologhi europei di “immaginare strumenti di garanzie europee per gli investimenti privati sul modello di InvestEu”.