Bruxelles – Il processo disinflazionistico “è ben avviato”, e le stime “suggeriscono perlopiù che l’inflazione si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo del 2 per cento a medio termine”. Sulla base di queste considerazioni e ancor di più sulla base di queste aspettative il consiglio direttivo della Banca centrale europea come previsto opta per un altro, nuovo, taglio dei tassi di interesse. Un allentamento dello 0,25 per cento, in virtù del quale dal 12 marzo il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale scenderà al 2,5 per cento, il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento passerà al 2,65 per cento e il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale scende a quota 2,90 per cento.
Le aspettative dell’andamento dell’inflazione è alla base delle scelte prese a Francoforte. Gli esperti, spiega la presidente della Bce, Christine Lagarde, ora indicano un livello complessivo del costo della vita al 2,3 per cento nel 2025, all’1,9 per cento nel 2026 e al 2 per cento nel 2027. Un dato che sconfessa le previsioni della stessa Lagarde, che attendeva un ritorno agli obiettivi di riferimento già per la metà di quest’anno. Così non sarà, invece. “La revisione al rialzo dell’inflazione complessiva per il 2025 riflette la più vigorosa dinamica dei prezzi dell’energia“, avverte Lagarde, che suona il campanello d’allarme sul rischio di nuove crisi energetiche dopo quella seguita alla guerra russo-ucraina.
Proprio per questo, “alla luce delle incertezze” del momento, a maggior ragione l’approccio della Bce “si baserà sui dati e sarà valutato volta per volta”. Vuol dire che “se i dati suggeriranno che si può tagliare, taglieremo. Se invece i dati suggeriranno di non tagliare, non taglieremo”. Mentre i governi e le istituzioni Ue, proprio per un quadro sempre più instabile e imprevedibile, dovrebbero procedere senza indugio con l’agenda politica. “La bussola della competitività della Commissione europea fornisce una tabella di marcia concreta per l’azione e le sue proposte dovrebbero essere adottate rapidamente“, ammonisce la presidente.
Lagarde lo dice senza troppi giri di parole: “Ci sono incertezze ovunque”. Per questo, insiste, i governi “dovrebbero garantire finanze pubbliche sostenibili in linea con il quadro di governance economica dell’Ue e dare priorità alle riforme strutturali essenziali che stimolano la crescita e agli investimenti strategici”. In tal senso, aggiunge, “un ulteriore contributo alla crescita potrebbe arrivare dall’aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture”. Un sostegno al piano per riarmare l’Europa messo a punto dalla Commissione.