Bruxelles – Il candidato ultranazionalista alla presidenza della Romania Calin Georgescu è stato fermato mentre si recava in auto a presentare la sua nuova candidatura alla presidenza, a Bucarest.
La conferma arriva dal team della campagna elettorale di Georgescu, che in un post sul suo profilo facebook ha scritto: “Il sistema lo ha fermato nel traffico per un interrogatorio nell’ufficio del procuratore generale. Dov’è la democrazia, dove sono i partner che devono difendere la democrazia?”. La Romania aveva sperimentato una pesante crisi politica il dicembre scorso (2024) dopo che la Corte costituzionale aveva invalidato i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali a seguito di una presunta operazione russa volta a influenzarne l’esito. La tornata elettorale aveva dato come vincitore Georgescu nei cui confronti oggi (26 febbraio), come riporta il canale di informazione romeno Digi24, è stato emesso un mandato di arresto. Sono state inoltre disposte ed eseguite diverse perquisizioni, in particolar modo presso le abitazioni della sua guardia del corpo e dei suoi collaboratori più stretti.
Per quanto concerne le accuse, queste riguarderebbero il finanziamento della sua campagna elettorale dello scorso anno: il canale di informazione Antena 3 Cnn riporta infatti che Călin Georgescu sarebbe accusato di aver “diffuso false informazioni aventi potenziali effetti destabilizzanti sulla sicurezza nazionale, un atto previsto e punito dall’art. 404 del Codice penale”. i procuratori hanno inoltre sospettano 27 persone di aver agito contro l’ordine costituzionale romeno, istigazione pubblica, avvio di un’organizzazione fascista e false dichiarazioni sulle fonti di finanziamento della campagna elettorale, ma nella loro dichiarazione non figura nome di Georgescu o dei suoi collaboratori.
Tuttavia, poco dopo la diffusione della notizia delle perquisizioni, Georgescu ha pubblicato un post su Facebook parlando di sabotaggio: “Stanno cercando di inventare prove per giustificare il furto delle elezioni e di fare di tutto per bloccare la mia nuova candidatura presidenziale”. Il candidato ha concluso la sua invettiva social con durezza: “Viviamo nel comunismo, non c’è nulla di libero o legale in quello che sta accadendo. Non mollo”. Nuove elezioni sono attese per il 4 maggio, mentre il ballottaggio è previsto il 18 maggio.