Bruxelles – In risposta al preoccupante aumento di incidenti sospetti sui fondali del mar Baltico, la Commissione europea ha presentato oggi a Helsinki, in Finlandia, un piano d’azione per la sicurezza e la resilienza dei cavi sottomarini. Bruxelles si muoverà in diverse direzioni: finanzierà il posizionamento di nuovi cavi, migliorerà la sorveglianza dei mari europei con droni, sensori e immagini satellitari, strutturerà una riserva per riparare tempestivamente eventuali danneggiamenti. La vicepresidente esecutiva Henna Virkkunen promette inoltre misure di deterrenza: “Chiunque sia ritenuto responsabile di sabotaggio dovrebbe essere punito di conseguenza, anche con sanzioni”.
L’Unione europea è sull’attenti: “Quasi tutto può essere usato come arma contro di noi“, ha ammesso Virkkunen in conferenza stampa. Dalla strumentalizzazione dei migranti agli attacchi informatici, fino al danneggiamento delle infrastrutture critiche dei Paesi membri. Come i cavi sottomarini di comunicazione, che trasportano il 99 per cento del traffico internet intercontinentale, e i cavi elettrici, che facilitano l’integrazione dei mercati dell’energia elettrica dei 27 Paesi Ue, rafforzano la loro sicurezza di approvvigionamento e forniscono energia rinnovabile offshore al continente.
Dopo una serie di incidenti misteriosi che in pochi mesi hanno coinvolto Germania, Finlandia, Lituania, Svezia e Lettonia, l’Ue accorre in aiuto. Ma, sottolinea la Commissione, il piano non è specifico per il Mar Baltico, vale per tutti i mari d’Europa. Schematicamente, Bruxelles interverrà in quattro fasi: prevenzione, rilevamento, risposta e recupero, deterrenza. Innanzitutto, l’idea è intensificare i requisiti di sicurezza e le valutazioni dei rischi, aumentando contemporaneamente i finanziamenti per posare cavi nuovi più “intelligenti”. Nei prossimi anni “spenderemo circa mezzo miliardo in cavi ottici” – 540 milioni di euro – precisano fonti vicine al dossier. Per investire in nuove tecnologie intorno ai cavi, l’Ue svilupperà di una roadmap insieme agli Stati membri. Sono previsti poi “fino a 30 milioni” di euro per gli stress test.

Fondamentale il rilevamento delle minacce. E qui, il piano consiste nell’istituire un Meccanismo di Sorveglianza Integrata per ogni mare. Su base volontaria, con un approccio “civile e militare”, in grado di condividere le informazioni e le immagini satellitari in tempo reale. Ma non solo: l’Ue vuole installare una rete di sensori sottomarini nei suoi mari e – come spiegato dal commissario alla Difesa, Andrius Kubilius, utilizzare droni a doppio uso (civile e militare) “sia sott’acqua che sulla superficie del mare e nei cieli“.
Uno dei problemi emersi nei recenti episodi di presunti sabotaggi è che spesso la gestione delle infrastrutture marine – di competenza dei Paesi membri – è delegata ad operatori privati. Ecco perché “è estremamente importante stabilire una buona partnership pubblico-privato”, ha sottolineato Virkkunen.
Quando si verificano gli incidenti, anche a centinaia di chilometri dalla costa più vicina, bisogna essere in grado di riparare i danni rapidamente. Qui il piano propone di istituire una riserva Ue di navi posacavi multiuso e di fornire maggiori tecnologie e capacità alle imbarcazioni. La riserva dovrà garantire inoltre lo stoccaggio e la disponibilità di pezzi di ricambio. In questa fase, così come nelle precedenti, l’Ue ha sottolineato l’importanza della cooperazione con l’Alleanza Atlantica.
C’è poi il nodo della deterrenza, di competenza del Servizio europeo di Azione esterna (Eeas) e dell’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas. Bruxelles ha preso di mira la flotta ombra russa, ritenuta responsabile di alcuni di questi sabotaggi – oltre che dell’elusione delle sanzioni al Cremlino -: sono già 79 le imbarcazioni oggetto di misure restrittive e lunedì 24 febbraio, in occasione dell’adozione formale del sedicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, alla lista ne saranno aggiunte altre 73. Ma non basta: l’imperativo è “aumentare i costi per i responsabili”, spiegano dal Seae. Virkkunen ha posto un problema: c’è bisogno di “chiarire il diritto del mare, assicurarsi che non ci siano scappatoie e che la libertà di navigazione non venga usata contro di noi”.
La Commissione metterà insieme i suoi esperti legali per “capire come sfruttare al meglio” il quadro giuridico internazionale già esistente e “esaminare quali sono le possibilità di intraprendere azioni concrete”. Tutto questo, apparentemente, senza ricorrere a nuovi fondi. “Non ci sono ulteriori stanziamenti di bilancio, ma un riorientamento delle risorse in azioni più specifiche”, chiariscono fonti europee.