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    Home » Economia » Due Diligence Aziendale su Diritti Umani e Ambiente: non annullare il processo democratico della Direttiva, chiedono società civile e sindacati

    Due Diligence Aziendale su Diritti Umani e Ambiente: non annullare il processo democratico della Direttiva, chiedono società civile e sindacati

    50 organizzazioni della società civile italiana scrivono alla Commissione europea

    Redazione</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/eunewsit" target="_blank">eunewsit</a> di Redazione eunewsit
    21 Febbraio 2025
    in Economia, Diritti
    Il commissario per l'Economia, Valdis Dombrovskis [Bruxelles, 21 gennaio 2025]

    Il commissario per l'Economia, Valdis Dombrovskis [Bruxelles, 21 gennaio 2025]

    Bruxelles – In attesa della presentazione del primo pacchetto Omnibus da parte dei Commissari Europei Séjourné e Dombrovskis, prevista per il prossimo mercoledì 26, una cordata di oltre quaranta organizzazioni italiane espressione della società civile, ha inviato oggi una lettera aperta agli stessi Commissari esprimendo una forte preoccupazione sulle sorti della Direttiva per la Due Diligence in materia di sostenibilità aziendale (CSDDD).

    A coordinare la rete dei firmatari è Impresa 2030, un network  di organizzazioni che dal 2021 si propone di fare pressione sulle istituzioni nazionali ed europee per la nascita prima, e la trasposizione poi, di una Direttiva comunitaria sul dovere di diligenza delle imprese a rispettare diritti umani e ambientali lungo la catena del valore.

    Sebbene la CSDDD sia entrata ufficialmente in vigore lo scorso luglio, la Direttiva successivamente è stata inserita nel più ampio processo di revisione annunciato a novembre 2024 da Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea. Mercoledì 26 febbraio è prevista la presentazione del pacchetto Omnibus che la Commissione UE definisce di semplificazione legislativa, che punterebbe a ridurre il carico amministrativo delle imprese. Tale proposta, tuttavia, secondo le organizzazioni firmatarie, rischia di introdurre un abbassamento del livello degli impegni da parte delle aziende e delle tutele per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nelle filiere globali. Inoltre, la CSDDD, così com’è stata approvata, garantisce una maggiore uniformità e certezza del diritto, riducendo i costi della concorrenza sleale dei prodotti provenienti da fornitori extra-UE, che si troverebbero obbligati ad adattarsi agli standard europei in materia di tutela dei diritti umani e dell’ambiente. Non si tratta solo di definire regole comuni a livello comunitario, ma anche di proteggere il tessuto produttivo italiano, in particolare le PMI, spesso soggette a contratti predatori e pratiche commerciali sleali che possono portare a violazioni dei diritti umani, del lavoro e dell’ambiente. La direttiva attuale non solo mira a prevenire e gestire queste dinamiche, ma impone anche alle grandi aziende di rivedere clausole contrattuali vessatorie nei confronti dei fornitori più piccoli, contribuendo così a un’economia più equa e sostenibile.

    Attraverso la lettera Impresa 2030 e le organizzazioni firmatarie chiedono che il dossier sulla Direttiva Due Diligence non venga riaperto, e che la Commissione Europea agisca invece attraverso atti esecutivi (regolamenti e linee guida che devono essere ancora emanati) per armonizzarne e semplificare l’attuazione, permettendo così agli stati membri di  procedere nel processo di recepimento.

    “La Direttiva sulla Due Diligence è entrata in vigore solo pochi mesi fa, dopo un lungo processo di negoziazione durato quattro anni. Il testo approvato sottolinea i benefici per la competizione e la competitività in Europa, coinvolgendo un numero limitato di imprese: appena lo 0,1% di quelle presenti nell’UE, di cui circa 400 in Italia” – afferma Cristiano Maugeri di ActionAid, co-portavoce della campagna. “Attraverso questa lettera, chiediamo ai Commissari di non riaprire un dossier già oggetto di un significativo ridimensionamento, affinché non si vanifichi il lavoro svolto e si garantisca l’attuazione di misure fondamentali per il rispetto dei diritti umani e ambientali lungo le catene del valore”.

    “Chiediamo alla Commissione di agire innanzitutto nel rispetto della volontà di cittadine e cittadini che si sono già espressi a favore della Direttiva durante la sua approvazione. Inoltre, la Commissione deve prevedere nel pacchetto Omnibus una consultazione pubblica, in linea con i principi europei, che finora è stata negata. Infatti nelle scorse settimane si è svolta una consultazione solo su invito, principalmente di grandi interessi privati” ha dichiarato Margherita Romanelli di WeWorld, co-portavoce della campagna. “Ascoltare la voce di tutte le organizzazioni interessate, è fondamentale perché una Direttiva come la CSDDD esiste proprio per prevenire violazioni dei diritti umani e dei diritti dell’ambiente, che reti come Impresa2030 denunciano”.

    La CSDDD può essere un’occasione per promuovere la competitività in Europa, specialmente nella lotta alla concorrenza sleale. Salvaguardare i diritti delle persone e dell’ambiente dovrebbe essere un valore acquisito da tutta la società e può andare di pari passo con lo sviluppo di imprese più competitive e più responsabili.

    Aderiscono alla campagna:  ActionAid Italia, Campagna Abiti Puliti, Equo Garantito, ECCJ, Fair Cooperativa Equosolidale, Fairtrade Italia, Focsiv,  Fondazione Finanza Etica, Good Shepherd International Foundation Onlus,  HRIC (Human Rights International Corner), Large Movements,  Mani Tese ETS, Oxfam Italia,  Save the Children Italia, WeWorld.

    Tags: Action Aiddue diligenceletteraong

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