Bruxelles – Quanto costa organizzare la difesa europea? Quanto tempo ci vorrebbe a raggiungere l’efficienza necessaria? Si potrebbe avere la forza per contrastare un attacco russo? Tutto sommato l’Europa è meno lontana dall’essere preparata di quanto molti allarmi farebbero pensare, facendo bene i conti. E’ quanto emerge da un rapporto pubblicato oggi (21 febbraio) dal think tank brussellese Bruegel, che analizza tipo e numero di truppe e mezzi che l’Europa dovrebbe dispiegare in caso di ritiro effettivo delle forze americane dal continente.
La minaccia da fronteggiare sarebbe una Russia che può contare su un’importante esperienza sul campo, 700 mila uomini mobilitati in Ucraina nel 2024 e una rampante produzione di armamenti avanzati. Analisti statunitensi e non solo hanno definito “concepibile” la possibilità di un’attacco all’Ue già nei prossimi tre/dieci anni.
Se l’Ucraina dovesse rifiutare un eventuale accordo di pace russo-americano, spiega il rapporto, la scelta più saggia per l’Unione sarebbe continuare a sostenere Kiev. In termini economici colmare il vuoto lasciato dagli aiuti americani comporterebbe soltanto un’aumento della spesa pari allo 0.12 per cento del Pil Ue. “Dal febbraio 2022, il sostegno militare degli Stati Uniti all’Ucraina è stato pari a 64 miliardi di euro – ricorda Bruegel – mentre l’Europa, compreso il Regno Unito, ha inviato 62 miliardi di euro. Nel 2024, il sostegno militare statunitense ammontava a 20 miliardi di euro su un totale di 42 miliardi di euro. Per sostituire gli Stati Uniti, l’UE dovrebbe quindi spendere solo un altro 0,12% del suo PIL – una cifra abbordabile”.
Molto più sfidante sarebbe invece la situazione nella prospettiva di un piano di pace accettato dall’Ucraina, che permetterebbe alla Russia di continuare l’accrescimento della sua forza militare. Ciò costringerebbe l’Europa (Regno Unito e Norvegia comprese) ad avviare un’immediata corsa agli armamenti. Secondo l’attuale dottrina della Nato, in caso di attacco russo, 200 mila truppe statunitensi dovrebbero dare man forte alle 100 mila truppe europee già stanziate. Perciò, senza gli americani, sarebbe necessaria una forza di 300 mila truppe, munite del dovuto addestramento ed equipaggiamento.
Oltre al numero, conta la capacità: ci vorrebbe un comando unificato tutto europeo capace di coordinare le truppe dei 27 (che ad oggi non esiste) ma anche una forza, in termini di mezzi corazzati, carri ed artiglieria, superiore a quella delle odierne forze di terra di Germania, Francia, Italia e Gran Bretagna messe insieme, supervisionata da una politica industriale comune. Per costruire una forza di deterrenza credibile si renderebbe necessaria, inoltre, un’esplosione della produzione bellica, che per abbattere i costi dovrebbe sostanziarsi in un procurement di scala europea, e non nazionale.
Tutto questo quanto costerebbe? Secondo Bruegel, le spese europee per la difesa dovrebbero salire rapidamente a 250 miliardi di euro ogni anno (il 3,5 per cento del pil europeo, confrontato con l’attuale 2 per cento), e dovrebbero essere pagate in debito per dare spinta all’attività economica europea in un periodo di possibile guerra dei dazi. Nel breve periodo il picco della domanda potrebbe portare ad un consistente aumento dell’inflazione ma in ogni caso, con l’aumento dei volumi degli ordini in armamenti, i prezzi dovrebbero rientrare. I Paesi europei più prossimi al confine russo, che incontrerebbero minore opposizione da parte delle opinioni pubbliche nazionali, potrebbero cofinanziare con l’Ue lo sforzo attraverso fondi nazionali.
In ultima analisi, il contributo della leadership tedesca sarebbe la conditio sine qua non dell’intera operazione: la Germania da sola, secondo le stime, dovrebbe portare la propria spesa militare da 80 a 140 miliardi di euro.