Bruxelles – Le opposizioni al governo di Giorgia Meloni tornano all’attacco a Bruxelles su uno dei progetti su cui ha puntato il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini: il ponte sullo Stretto di Messina. “Un’opera che rispetta le norme Ue?“, si chiede il campo largo. La domanda, lanciata durante un evento all’Eurocamera promosso da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi Sinistra, è rivolta anche alla Commissione europea, che ha firmato un cofinanziamento di 25 milioni per la progettazione esecutiva del ponte, anello meridionale mancante delle grandi reti di trasporto inter-modali europee (Ten-T).
All’incontro sono intervenuti rappresentanti degli enti locali, del Coordinamento Noponte di Messina e dei comitati Noponte calabresi, i primi a sollecitare un’azione incisiva a livello europeo dopo l’ok al progetto da parte della commissione Via-Vas (Valutazione impatto ambientale) del Ministero dell’Ambiente, vincolato però a una serie di osservazioni sull’impatto ambientale del progetto nelle zone a protezione speciale nel lembo di mare tutelate dalla direttiva europea Habitat. Secondo la società Stretto di Messina, incaricata del progetto, le osservazioni “non sono in contraddizione con il parere favorevole, ma riguardano aspetti da approfondire in sede di progettazione esecutiva e non inficiano la fattibilità tecnica dell’Opera”.
In un’interrogazione scritta alla Commissione europea presentata il 27 gennaio, i tre partiti dell’opposizione italiana sostengono che “il ponte sullo stretto di Messina, incluso nella rete Ten-T, solleva criticità in merito alla conformità con le normative europee”, e in particolare sottolineano la “mancanza di studi tecnici su rischi sismici, erosione costiera e interferenze con le aree Natura 2000” e i “dubbi sulla sostenibilità economica” del progetto.
“Abbiamo unito le forze – ha esordito oggi l’eurodeputata dem Annalisa Corrado -, per dire no a quest’opera assolutamente incomprensibile, un eco-mostro che ha falle da tutti i punti di vista“. Non solo del rispetto delle norme europee, ma anche di quelli “progettuale e dell’iter autorizzativo”. L’opera mastodontica, che secondo il Documento di economia e finanza (Def) costerebbe all’incirca 14 miliardi di euro, per Corrado è “soltanto un’arma di distrazione di massa, un oggetto propagandistico per non fare quello di cui il territorio ha veramente bisogno”. A partire dalla crisi idrica che colpisce la Calabria e la Sicilia e “la totale assenza di infrastrutture decenti”.
I sindaci di Reggio Calabria e di Villa San Giovanni, Giuseppe Falcomatà e Giuseppina Caminiti, hanno presentato ricorso al Tar del Lazio lo scorso dicembre, e a metà gennaio il tribunale ha ammesso l’impugnazione del parere della commissione del ministero dell’Ambiente che aveva dato l’ok al progetto. Tridico è fiducioso che l’avvio dei cantieri possa essere ancora fermato, perché la documentazione sugli impatti ambientali “metterà in luce le contraddizione normative” dell’opera fortemente voluta da Salvini.
A completare il campo largo, è intervenuta Cristina Guarda, eurodeputata verde di Avs, secondo cui il progetto “non è asservito al bene comune, ma all’interesse di pochi“. Guarda ha attaccato la Lega, colpevole di voler “generare uno spazio e un capitolo di bilancio esclusivamente per rilanciare risorse economiche ai soliti noti”.