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    Home » Politica Estera » Stretto tra Trump e Putin, Zelensky teme che il suo tempo stia scadendo

    Stretto tra Trump e Putin, Zelensky teme che il suo tempo stia scadendo

    La forte accelerazione impressa dalla Casa Bianca ai negoziati diretti col Cremlino per la fine delle ostilità in Ucraina ha spiazzato Kiev che, come Bruxelles, reclama un posto al tavolo delle trattative. Il leader dell'ex repubblica sovietica sta moltiplicando i suoi appelli a Washington, che per ora sembrano cadere nel vuoto

    Francesco Bortoletto</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/bortoletto_f" target="_blank">bortoletto_f</a> di Francesco Bortoletto bortoletto_f
    18 Febbraio 2025
    in Politica Estera
    Volodymyr Zelensky

    Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parla alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il 15 febbraio 2025 (foto: European Council)

    Bruxelles – In poco meno di un mese dal suo (secondo) insediamento, Donald Trump sta già sconvolgendo tre anni di politica estera statunitense sull’Ucraina. Mentre il suo “trio negoziale” incontra a Riad la delegazione russa per tastare il terreno sulla disponibilità del Cremlino ad avviare delle trattative di pace, Kiev si sta agitando perché teme di essere tagliata fuori dalle discussioni sul suo stesso futuro. Sullo sfondo, Bruxelles pare condannata all’irrilevanza politica e strategica.

    Dialogo a Riad

    L’aveva promesso, lo sta facendo. Il 47esimo presidente Usa, Donald Trump, ha impresso alle trattative per giungere ad una qualche composizione della crisi russo-ucraina un’accelerazione che ha colto di sorpresa il mondo intero. A partire dai più stretti alleati di Washington (che hanno provato a correre ai ripari sotto impulso del presidente francese Emmanuel Macron, ma il confronto è appena stato avviato) e dagli stessi ucraini. I quali temono ora di rimanere esclusi dai negoziati sulla guerra che da tre anni sta martoriando il loro Paese.

    L’inquilino della Casa Bianca non vuole perdere tempo. A Riad, capitale dell’Arabia Saudita, si stanno riunendo il dream team dell’amministrazione a stelle strisce – composto dal segretario di Stato Marco Rubio, il consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz e l’inviato speciale per il Medio Oriente Steve Witkoff – e due rappresentanti di alto livello di Mosca, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il suo consigliere Yuri Ushakov.

    Marco Rubio Sergei Lavrov Riad
    Da sinistra: l’inviato statunitense per il Medio Oriente Steve Witkoff, il segretario di Stato Marco Rubio, il consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Waltz, il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan al-Saud, il consigliere per la Sicurezza nazionale Mosaad bin Mohammad al-Aiban, il consigliere del Cremlino per gli Affari esteri Yuri Ushakov e il ministro degli Esteri Sergei Lavrov si incontrano a Riad, il 18 febbraio 2025 (foto: Evelyn Hockstein/Afp)

    Ufficialmente, come dichiarato dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, l’incontro mira a “ripristinare l’intera gamma delle relazioni tra Stati Uniti e Russia, preparare eventuali colloqui sulla questione ucraina e organizzare un incontro tra i due presidenti”. In realtà, serve a Trump per sondare le reali intenzioni del suo omologo russo Vladimir Putin in termini di disponibilità a negoziare per portare ad una conclusione rapida la guerra che ha iniziato nel 2014 annettendo la Crimea e occupando parte del Donbass, e a cui nel 2022 ha fatto fare un salto di qualità invadendo l’Ucraina su larga scala.

    Passo indietro sulle terre rare?

    In tutto questo, Volodymyr Zelensky si sente messo all’angolo. Mentre i team di contatto di Washington e Mosca atterravano a Riad, lui era ad Abu Dhabi dove ha incontrato il leader degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahyan.

    Ma gli interventi davvero rilevanti del presidente ucraino sono stati consegnati ad emittenti occidentali durante e dopo la Conferenza sulla sicurezza svoltasi lo scorso weekend (14-16 febbraio) a Monaco di Baviera. Lì Zelensky ha visto, oltre al capo dell’esecutivo Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo António Costa, il vicepresidente statunitense James David Vance.

    Con il numero due di Trump, Zelensky ha discusso di un potenziale accordo di cui si era fatto un gran parlare nei giorni precedenti. Il patto avrebbe dovuto prevedere una sorta di prelazione per Washington circa l’accesso alle terre rare e ai minerali critici di cui il sottosuolo ucraino è ricco, in cambio di un impegno statunitense a garantire la sicurezza di Kiev una volta siglato il cessate il fuoco con Mosca.

    JD Vance
    Il vicepresidente statunitense James David Vance parla alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, il 14 febbraio 2025 (foto via Imagoeconomica)

    Ma, il giorno successivo, il presidente ucraino ha fatto un passo indietro, sostenendo che il testo dell’accordo, sottopostogli dal segretario al Tesoro Usa Scott Bessent, non offriva garanzie di sicurezza sufficientemente specifiche. Un ex alto funzionario di Kiev lo ha addirittura definito “un accordo coloniale“, mentre i funzionari di Washington presenti a Monaco hanno adottato una “mentalità commerciale“. La stessa fonte ha anticipato che il governo ucraino sta elaborando una “controproposta” da consegnare all’amministrazione Trump. “Aiutateci a difenderlo e ci guadagneremo insieme”, ha commentato il leader ucraino.

    Garanzie di sicurezza

    Parlando con Nbc News, Zelensky ha ripetuto l’ennesima volta che “non accetterò mai nessuna decisione tra Stati Uniti e Russia sull’Ucraina” che non coinvolga anche Kiev. Nessuna pace può essere davvero duratura senza un impegno concreto di Washington, ha ribadito.

    E ha messo in guardia dalle ipotesi, circolate negli ultimi giorni, di un ritiro delle truppe statunitensi dai membri europei della Nato come segno di “buona fede” verso Mosca. Putin è un “assassino” e un “terrorista”, ha detto, e non si fermerà in Ucraina ma estenderà la sua guerra nel Vecchio continente. Partendo da quei “piccoli Paesi che sono stati nell’Urss” come la Georgia, la Moldova o i Baltici (una possibilità, questa, che recentemente sta iniziando a circolare anche tra le intelligence di alcuni Stati europei). Se ciò accadrà e non ci sarà l’ombrello dello zio Sam, Zelensky prevede che “l’Europa non risponderà” perché “è militarmente debole” e non è in grado di difendersi da sola.

    Donald Trump
    ll presidente statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)

    Sulla questione dei territori occupati, il presidente ucraino ha sottolineato che “dal punto di vista legale” non è possibile per Kiev riconoscere come russe le oblast’ in mano a Mosca, ma esiste la possibilità di concederle “per via diplomatica” alla Federazione per recuperarle in un futuro più distante. Un’ipotesi che, dice, sarebbe più solida se l’Ucraina riuscisse ad entrare nell’Ue e nella Nato. Peccato che, almeno per il momento, su quest’ultima ipotesi Washington ha messo una (doppia) pietra tombale, visti gli inequivocabili commenti in proposito da parte di Trump e del capo del Pentagono Pete Hegseth.

    “Afganistan 2.0”

    E mentre alcuni leader europei erano riuniti all’Eliseo per discutere – senza per il momento concludere nulla – di come attrezzarsi per prendere in mano il proprio destino ora che Washington sembra infischiarsene dell’ordine internazionale che ha contribuito a costruire 80 anni fa, l’emittente tedesca Ard ha diffuso un’altra intervista con il presidente ucraino, registrata anch’essa durante la tre giorni di Monaco.

    Lì, Zelensky mette in guardia i suoi interlocutori occidentali dal rischio di “un Afganistan 2.0”, riferendosi al caotico ritiro delle truppe della coalizione internazionale guidata dagli Usa nell’agosto del 2021 (ritiro effettuato dall’amministrazione di Joe Biden ma deciso da Trump nel suo primo mandato). Il messaggio è chiaro: non capitolare di fronte alle richieste di Putin – che da tempo chiede il ritiro dell’Alleanza atlantica dagli Stati che confinano con la Federazione – per evitare che nel cuore dell’Europa si apra un altro buco nero come a Kabul, ora di nuovo in mano ai talebani.

    Volodymyr Zelensky
    Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto via Imagoeconomica)

    “Gli americani dovrebbero essere lì” sul campo a garantire la pace, ha ribadito, sostenendo che si tratterebbe di “un’importante dimostrazione di forza per Putin“, il quale, assicura Zelensky, “ha paura di Trump“. Ma il problema, ha sottolineato, sta proprio nel nuovo approccio del presidente statunitense. È preoccupante, dice, “che gli Stati Uniti dicano cose molto piacevoli per Putin“, aggiungendo che “vogliono compiacerlo” con l’obiettivo di “incontrarsi e avere un rapido successo” nei negoziati.

    Tags: donald trumpguerra ucrainanegoziati guerra ucrainarussiastati unitiukraineVladimir Putinvolodymyr zelensky

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