Bruxelles – Il giorno dopo il vertice europeo di Parigi sull’Ucraina, l’Ue prova a tirare per la maglia l’alleato americano, che intanto ha già mandato il segretario di Stato Marco Rubio a Riad per dare il via ai negoziati tra superpotenze con la Russia. Il disperato tentativo per non rimanere tagliati fuori è affidato a Ursula von der Leyen e Antonio Costa – che oggi hanno ospitato a Bruxelles l’inviato Usa per l’Ucraina, Keith Kellogg -, ma anche alle iniziative diplomatiche del presidente francese Emmanuel Macron, che ieri ha personalmente briffato Trump e Zelensky sull’incontro ristretto dell’Eliseo.
I bilaterali tra i leader Ue e Kellogg erano inizialmente previsti per la giornata di ieri, ma la riunione convocata d’emergenza da Macron ha inevitabilmente modificato l’agenda. Quando si parla di supporto all’Ucraina, “dal punto di vista finanziario e militare, l’Europa ha portato più di chiunque altro sul tavolo“, ha rivendicato von der Leyen al diplomatico americano. Un impegno totale di 135 miliardi di euro (circa 145 miliardi di dollari), di cui 52 miliardi di dollari in assistenza militare. Questi ultimi “pari ai contributi statunitensi”, e in generale “più di qualsiasi altro alleato”, ha sottolineato la Commissione europea in una nota a margine dell’incontro.
E – di fronte alle minacce di disimpegno statunitense – l’Ue “è pronta a fare ancora di più”. Von der Leyen avrebbe quindi illustrato a Kellogg i piani dei 27 per aumentare la produzione e la spesa per la difesa, rafforzando le capacità militari sia europee che di Kiev. Da questo punto di vista, qualcosa si muove: la stessa leader Ue ha annunciato la scorsa settimana la sospensione delle regole del nuovo Patto di stabilità e crescita per consentire agli Stati membri di investire maggiormente nella difesa. La strategia Ue per alzare l’asticella e placare le irritazioni oltreoceano per uno squilibrio di lunga data nelle spese militari sarà svelata il 19 marzo prossimo, quando l’esecutivo Ue presenterà il Libro Bianco sulla difesa.
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Von der Leyen e Costa hanno ribadito a Kellogg la volontà di sedere al tavolo dei negoziati, lavorando “al fianco degli Stati Uniti” e in maniera “costruttiva” per “porre fine allo spargimento di sangue e contribuire a garantire la pace giusta e duratura che l’Ucraina e il suo popolo meritano giustamente”.
A margine dell’incontro, Costa ha sottolineato una volta di più che “la pace non può essere un semplice cessate il fuoco”, ma un accordo che “garantisca una pace globale, giusta e duratura in Ucraina e la sicurezza in Europa”. Da Kellogg non è trapelato nulla, se non un breve post su X sulle “grandi discussioni questa mattina a Bruxelles con il presidente dell’Ue Costa”. L’inviato speciale di Trump per l’Ucraina non ha accennato all’incontro con von der Leyen.
Se Kellogg – che giovedì 20 febbraio sarà a Kiev – abbia rassicurato Bruxelles sui negoziati bilaterali intavolati con la Russia, non è dato sapere. Durante il briefing quotidiano con la stampa, il portavoce della Commissione europea, Stefan De Keersmaecker, ha ripetuto più volte che “siamo all’inizio di un processo in cui stanno avvenendo diversi incontri“, e che non c’è alcun dubbio che non si potrà siglare alcuna pace senza Bruxelles e Kiev al tavolo.
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Nel frattempo, ieri sera è stato Macron a cercare di trascinare l’Ue fuori dall’ombra in cui l’hanno relegata Trump e Putin. Dopo il vertice dell’Eliseo con i capi di stato e di governo di Italia, Paesi Bassi, Danimarca, Germania, Spagna, Regno Unito e Polonia, il segretario generale della Nato, von der Leyen e Costa, il presidente francese si è intrattenuto al telefono prima con Trump e poi con Volodymyr Zelensky. “Cerchiamo una pace forte e duratura in Ucraina. Per ottenerla, la Russia deve porre fine alla sua aggressione, e questo deve essere accompagnato da forti e credibili garanzie di sicurezza per gli ucraini“, ha affermato Macron a margine dei colloqui. Su tali garanzie “lavoreremo su questo insieme a tutti gli europei, americani e ucraini“, ha aggiunto. Ma l’impasse è proprio qui: le capitali Ue presenti all’Eliseo si sono mostrate molto scettiche sul dispiegamento di militari in Ucraina, soprattutto senza un contemporaneo impegno degli Stati Uniti. Ma Mosca – e finora anche Washington – esclude categoricamente la presenza di soldati sotto l’ombrello dell’Alleanza Atlantica.
Lo stesso Zelensky, messa giù la cornetta con l’Eliseo, ha scritto su X: “Condividiamo una visione comune: le garanzie di sicurezza devono essere solide e affidabili. Qualsiasi altra decisione senza tali garanzie, come un fragile cessate il fuoco, non sarebbe altro che un ulteriore inganno della Russia e un preludio a una nuova guerra russa contro l’Ucraina o altre nazioni europee”.
Great discussions this morning in Brussels with EU President Costa @eucopresident. https://t.co/BRrO8eRFx2
— Keith Kellogg (@generalkellogg) February 18, 2025