Bruxelles – Vietato piangersi addosso, controproducente cedere all’isteria. Serve “un’Europa sicura di sé e assertiva”. Il Partito popolare europeo (Ppe) prova a dare la scossa ad un’Unione europea certamente rimasta in secondo piano nel processo di mediazione che vuole portare ad una pace in Ucraina e che ha visto i presidenti di Russia e Stati Uniti, Vladimir Putin e Donald Trump, non coinvolgere fin da subito il vecchio continente. Proprio per questo, “questo momento richiede una nuova mentalità di urgenza”, che comunque implica il dover ragionare in modo diverso rispetto a quanto fatto finora.
Il Ppe si riunisce in via straordinaria, in videoconferenza, per fare il punto della situazione dopo il vertice di Parigi. Si vuole tenere il punto, e si vuole dare prova di capacità in un momento che certamente rappresenta un banco di prova per il presente e ancor più per il futuro dell’Ue. Per questo la famiglia del centro-destra europea definisce un’agenda che vuole fare dell’Ue un soggetto attivo e propositivo, così da evitare di stare a guardare.
Tra i punti contenuti nel documento di fine seduta, il Ppe invita gli Stati membri a istituire un consiglio di difesa autonomo e un comitato di difesa permanente. Ciò perché “ora più di ogni altra cosa è necessario concentrarsi incondizionatamente sul raggiungimento di decisioni rapide ed efficaci”. Con l’aiuto della presidenza polacca, guidata dal governo di Donald Tusk, un popolare, “queste priorità immediate possono essere raggiunte rapidamente”.
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Nell’attivismo politico tutto nuovo viene posta inoltre l’esigenza di vertici straordinari Ue e Nato, summit inclusivi per adottare misure decisive per rafforzare l’autonomia strategica dell’Ue, le capacità di difesa e costruire un pilastro europeo nella Nato che sarà anche in grado di operare in modo autonomo.
Per l’immediato, però, serve un ruolo deciso per gli assetti che si decideranno di qui a breve. Il Ppe insiste sulla necessità di una presenza europea nel processo di pace, visto che “gli interessi ucraini sono interessi europei”. Qualunque cosa si inizia a discutere, per il Partito popolare europeo deve essere fermo il principio per cui “i negoziati non possono portare a limitare il diritto sovrano di un Paese di scegliere i propri accordi di sicurezza, inclusa l’adesione all’Ue o alla Nato, né possono portare a una rinegoziazione dell’architettura di sicurezza dell’Europa”.
Inoltre anche l’Europa deve sedere al tavolo, e non in seconda battuta. “Qualsiasi ordine post-bellico può essere concluso solo con e non contro la volontà dell’Ue e dei suoi stati membri, poiché solo l’Europa può garantire un ordine di pace a lungo termine e creare un futuro economico per l’Ucraina“. La minaccia rappresentata dalla Russia per l’Europa viene considerata “a lungo termine” e comunque come permanente anche dopo la fine della guerra.
Il Ppe, in sostanza, rilancia l’invito della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, a costruire una nuova politica estera europea, senza vittimismi né attendismi, ma con decisione tutta nuova. Geopolitica e politica. Perché si torna a ribadire anche l’importanza di rilanciare il comparto industriale della difesa, stimolare gli investimenti che servono, aumentando la spesa pubblica fino al 3 per cento del Prodotti interno lordo nazionale.