Bruxelles – Elezioni sotto la lente d’ingrandimento dell’Ue. Le istituzioni comunitarie stanno correndo ai ripari per mettere al sicuro i processi democratici nei Ventisette dalle interferenze malevole provenienti dall’estero (soprattutto dalla Russia). Osservati speciali: le imminenti legislative in Germania e il nuovo round delle presidenziali in Romania, visto lo storico annullamento del primo turno lo scorso dicembre.
Dal punto di vista dell’Ue, il fil rouge che lega queste due consultazioni altrimenti distinte è la necessità di proteggerne l’integrità di fronte alle minacce esterne. Tradotto, evitare che una potenza estera (leggi: Mosca) ci metta lo zampino. È stato questo il tema di una lunga audizione tenutasi ieri pomeriggio (17 febbraio) alla commissione speciale sullo Scudo della democrazia europea (Euds) all’Eurocamera di Bruxelles. Di fronte agli eurodeputati i rappresentanti di tre agenzie nazionali per il monitoraggio dei processi elettorali e della disinformazione online, nonché dell’esecutivo comunitario e del Servizio di azione esterna (Seae), la Farnesina dell’Unione.
Il caso Romania
Background: a inizio dicembre la Corte costituzionale romena ha preso la decisione, senza precedenti storici, di annullare il primo turno delle presidenziali tenutesi pochi giorni prima. Motivo: presunte interferenze del Cremlino nella campagna elettorale, soprattutto su TikTok. Nelle urne aveva stravinto il candidato indipendente (ultranazionalista e filorusso) Călin Georgescu, che aveva avuto una presenza e un seguito smisurati proprio sulla piattaforma cinese.
![Călin Georgescu](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2024/12/000_36NC94N-1024x683.jpg)
Secondo i giudici di Bucarest quel voto era però da ritenersi invalido a causa di massicce interferenze esterne. Così, tutto da rifare: il 4 maggio i romeni voteranno di nuovo al primo turno, ed eventualmente al ballottaggio il 18. Nel mentre, l’ormai ex presidente Claus Iohannis si è dimesso per evitare l’impeachment lo scorso 10 febbraio, acuendo ancor più la crisi politico-istituzionale nel Paese balcanico. A metà dicembre, la Commissione europea ha avviato un’indagine (la terza) contro TikTok per presunte violazioni del Digital services act (Dsa), il pilastro normativo che regola social network e piattaforme online.
Manipolazione e finanziamenti oscuri
Ora, secondo quanto riportato da Viginum (il Servizio di vigilanza e protezione contro le interferenze digitali straniere, creato in Francia nel 2021) in un recente rapporto, le reti di attori esterni hanno messo in atto due strategie malevole nel contesto delle presidenziali romene.
Da un lato, c’è stata una manipolazione degli algoritmi di TikTok per la raccomandazione dei contenuti agli utenti. In sostanza, centinaia di migliaia di interazioni automatiche e non autentiche (cioè compiute da account falsi, i famigerati bot, che sarebbero stati oltre 300mila) hanno “gonfiato” artificialmente – e in maniera coordinata – la rilevanza di determinati argomenti e contenuti, facendoli diventare virali e favorendo così Georgescu.
Dall’altro lato, c’è stata un’operazione capillare e opaca di finanziamento a circa 130 influencer (anche con un seguito medio-piccolo) che, consapevolmente o meno, hanno finito per “propagandare” le posizioni del candidato filorusso. L’assenza di trasparenza sull’origine dei finanziamenti e delle pubblicità ha permesso alla rete estera di muoversi rimanendo virtualmente invisibile, raggiungendo direttamente un bacino elettorale gigantesco.
![TikTok](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2024/12/TikTok_app-1024x683.jpg)
Se si considera che in Romania TikTok conta circa 9 milioni di utenti su una popolazione di 19 milioni di abitanti, e che la piattaforma è utilizzata come principale strumento d’informazione da una porzione consistente di questa utenza, è chiaro come la strumentalizzazione dei contenuti su questo social possa aver giocato un ruolo cruciale nel far pendere l’elezione dalla parte di Georgescu.
Sempre sul caso romeno si sono espressi anche dei membri dell’Expert forum (Efor), un think tank di Bucarest che si occupa tra le altre cose di monitorare la diffusione di disinformazione online. Nella loro presentazione alla commissione Euds, gli esperti dell’Efor hanno posto l’accento sul fatto che una manipolazione di tale portata richiede delle risorse economiche ingenti: un campanello d’allarme doveva suonare, ad esempio, quando Georgescu ha dichiarato di non aver sostenuto spese in campagna elettorale.
Un altro elemento cruciale è rappresentato dalle limitazioni che i ricercatori continuano ad incontrare nell’accedere ai dati di cui hanno bisogno per le loro elaborazioni sulle interazioni degli utenti coi contenuti sulle piattaforme. Dati che in teoria sarebbero pubblici ma che in pratica è difficile recuperare, vista la mancanza di collaborazione da parte dei proprietari delle piattaforme stesse.
Le elezioni in Germania
Quest’ultima criticità, del resto, è stata recentemente evidenziata anche nel contesto delle imminenti elezioni per il Bundestag tedesco. A inizio febbraio, il Tribunale distrettuale di Berlino ha iingiunto ad X, il social di proprietà di Elon Musk, di rendere “immediatamente disponibili” ai ricercatori una serie di dati necessari alla valutazione del contesto pre-elettorale.
In Germania le urne saranno aperte domenica prossima (23 febbraio), e la temperatura del dibattito pubblico è salita a dismisura nelle ultime settimane a causa dell’apparente sdoganamento trasversale dell’ultradestra filorussa e xenofoba di Alternative für Deutschland (AfD). Ultradestra che non solo è stata incensata ripetutamente da Musk (gettando pesanti dubbi sull’affidabilità della moderazione dei contenuti politici su X), ma è anche stata ritenuta una sponda accettabile per un voto parlamentare dall’Unione cristiano-democratica (Cdu/Csu), il principale partito mainstream che dovrebbe formare il prossimo governo.
![Alice Weidel](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2024/01/000_33XV3ZT-1024x678.jpg)
Sulle prospettive per l’integrità del processo elettorale in Germania ha fatto rapporto un rappresentante della BNetzA, l’agenzia federale responsabile tra le altre cose del monitoraggio della disinformazione in rete. Lo stress test realizzato recentemente ha confermato che Berlino dovrebbe essere in grado di condurre la consultazione in maniera relativamente sicura, ma anche in questo caso il problema sta dalla parte delle piattaforme.
Se il Dsa fornisce strumenti definiti “quasi chirurgici” per affrontare i rischi in questione, il punto è che le aziende devono spiegare in maniera più trasparente alle autorità nazionali e comunitarie come funzionano i propri algoritmi, a cominciare dai sistemi di raccomandazione (ad oggi ancora simili a delle scatole nere), e dalle pubblicità politiche (gettando maggiore luce sulla provenienza e l’uso dei finanziamenti). Oltre a questo, devono anche garantire la rimozione tempestiva degli account falsi e, appunto, l’accesso ai dati per i ricercatori “prima, durante e dopo le elezioni”.
Gli sforzi di Bruxelles
Gli ostacoli principali per un efficace contrasto della disinformazione online, ad oggi, rimangono dunque la piena applicazione delle disposizioni normative e il coordinamento tra gli enti nazionali (incluse le agenzie di intelligence e le varie strutture governative) e quelli comunitari. Sulla cooperazione, del resto, hanno insistito anche i rappresentanti dell’esecutivo comunitario e del Seae, che da qualche tempo hanno messo in piedi strutture interne (come lo Stratcom) dedicate proprio al contrasto delle operazioni cosiddette Fimi, cioè la manipolazione dell’informazione e le interferenze estere.
![Vladimir Putin](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/02/Imagoeconomica_2370688-1024x632.jpg)
Il monitoraggio delle elezioni è una competenza nazionale, si ribadisce dalla Commissione, mentre quello che può esistere – e che infatti esiste – a livello europeo è un quadro di cooperazione e coordinamento tra le reti nazionali (di cui fanno parte appunto enti come Viginum, Efor e BNetzA) per supportare la preparazione e la gestione del rischio. Un altro punto cruciale è la rapidità. Sia quella delle piattaforme nel fornire i dati richiesti da ricercatori ed agenzie nazionali o comunitarie, sia quella dei governi nell’agire tempestivamente in occasione di crisi o emergenze di varia natura per salvaguardare l’integrità dei processi democratici.
Ad ogni modo, è evidente che un’adeguata risposta alle azioni Fimi sarà sempre più importante da qui ai prossimi anni. Le operazioni malevole dall’estero (come l’operazione Doppelganger, con cui la Russia tenta da anni di destabilizzare gli Stati europei) continueranno e anzi, complice anche il folgorante sviluppo delle applicazioni dell’intelligenza artificiale, sono probabilmente destinate a crescere d’intensità.