Bruxelles – “Se uniti, saremo all’altezza della sfida e vinceremo”. Mario Draghi ha concluso con queste parole il suo discorso al Parlamento europeo e ai rappresentanti dei Parlamenti nazionali dei Ventisette riuniti a Bruxelles per una settimana di scambi.
La sfida, le sfide in realtà sono tante, quella della ripresa economica, quella del rapporto con gli Usa, quella della guerra in Ucraina. Secondo l’ex premier “possiamo far rivivere lo spirito innovativo del nostro continente. Possiamo riacquistare la capacità di difendere i nostri interessi. E possiamo dare speranza ai nostri cittadini”, e l’ammonimento è che “i governi nazionali e i parlamenti del nostro continente, la Commissione europea e il Parlamento europeo sono chiamati a essere i custodi di questa speranza in un momento cruciale della storia europea”.
Per quanto riguarda il suo Rapporto all’Ue (che Eunews ha pubblicato integralmente in italiano) Draghi spiega che “da quando è stato pubblicato, i cambiamenti avvenuti sono sostanzialmente in linea con le tendenze delineate nel documento. Ma il senso di urgenza di intraprendere il cambiamento radicale sostenuto dal rapporto è diventato ancora più forte”.
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Draghi ricorda l’accelerazione in coso sull’intelligenza artificiale e “ogni giorno che passiamo, la frontiera tecnologica si allontana da noi, ma la riduzione dei costi ci offre anche l’opportunità di recuperare più velocemente”.
Poi il gas naturale, i cui prezzi “rimangono molto volatili”, come quelli dell’energia e “parallelamente, le crescenti minacce alle infrastrutture sottomarine critiche sottolineano l’imperativo di sicurezza di sviluppare e proteggere le nostre reti”.
In terzo luogo, ha affermato Draghi, ” quando il rapporto è stato scritto, il tema geopolitico principale era l’ascesa della Cina. Ora, nei prossimi mesi l’Ue dovrà affrontare le tariffe imposte dalla nuova amministrazione statunitense, che ostacoleranno il nostro accesso al nostro più grande mercato di esportazione. Inoltre, le tariffe statunitensi più elevate sulla Cina reindirizzeranno la sovraccapacità cinese verso l’Europa, colpendo ulteriormente le imprese europee”.
“Potremmo anche trovarci di fronte – ha sottolineato poi Draghi – a politiche ideate per attirare le aziende europee a produrre di più negli Stati Uniti, basate su tasse più basse, energia più economica e deregolamentazione. L’espansione della capacità industriale negli Stati Uniti è una parte fondamentale del piano del governo per garantire che le tariffe non siano inflazionistiche”.
Infine, “se le recenti dichiarazioni delineano il nostro futuro, possiamo aspettarci di essere lasciati in gran parte soli a garantire la sicurezza in Ucraina e nella stessa Europa“, ha ammonito.
Secondo l’ex premier “per affrontare queste sfide, è sempre più chiaro che dobbiamo agire sempre più come se fossimo un unico Stato” e “la risposta deve essere rapida, perché il tempo non è dalla nostra parte, con l’economia europea che ristagna mentre gran parte del mondo cresce”.
Draghi è poi tornato sulla necessità di nuove risorse finanziarie, “ora è importante che alla Commissione venga dato tutto il sostegno necessario sia nell’attuazione di questo programma che nel suo finanziamento. Il fabbisogno finanziario è enorme: 750-800 miliardi di euro all’anno è una stima prudente”. Ma, avverte: “il successo dipenderà dall’uso che gli Stati membri faranno del margine di manovra fiscale di cui dispongono e dalla loro disponibilità ad agire in un quadro europeo”.