Bruxelles – Dimenticate quanto predicato fino ad oggi: per l’Ue e la sua eurozona “la crescita sarà leggermente più bassa di quanto previsto nelle previsioni economiche d’autunno” che la Commissione europea ha pubblicato il 15 novembre. Il commissario per l’Economia, Valdis Dombrovskis, rivede le aspettative per l’andamento economico per l’orizzonte temporale più immediato, vale a dire innanzitutto 2025. Non le smentisce, perché ricorda come erano legate a incertezze che non sono sparite. Al contrario, “sono aumentate”, scandisce al termine dei lavori dell’Eurogruppo.
Il riferimento è a uno scenario internazionale dai contorni sempre più indefiniti. Il conflitto russo-ucraino e i suoi sviluppi, come peraltro messo in chiaro dallo stesso Dombrovskis, ma non solo. La vera grande incognita rimane, ed anzi assume connotazioni ancor maggiori, quella legata al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e la sua intenzione di porre dazi. A dirlo chiaramente è Pierre Gramegna, direttore esecutivo del Meccanismo europeo di stabilità (Mes o Esm): “I dazi renderebbero le previsioni ancora più imprevedibili“.
Quel che appare evidente è che i numeri iniziano già a non tornare. Dombrovskis non ha fornisce cifre, e la Commissione le renderà solo a maggio, in occasione delle previsioni economiche di primavera (quelle intermedie d’inverno sono state cancellate dall’esercizio di previsione di Bruxelles). Vuol dire che l’Ue e la sua eurozona potrebbero perdere uno 0,1 per cento o uno 0,2 per cento. Si vedrà certamente per il 2025 la crescita attesa non sarà più dell’1,5 per cento per l’Ue e dell’1,3 per cento per l’area dell’euro.