Bruxelles – L’aumento delle importazioni di beni nell’eurozona supera dello 0,7 per cento quello delle esportazioni. Di conseguenza, secondo i dati preliminari di Eurostat, la bilancia commerciale dell’area euro al dicembre 2024 mostrerebbe un surplus di 15,5 miliardi rispetto al resto del mondo, inferiore rispetto ai 16,4 miliardi del dicembre 2023. La riduzione dell’eccedenza sarebbe da considerarsi dovuta all’aumento delle importazioni dal resto del mondo (211 miliardi di euro, 3,8 per cento in più rispetto ai 203,3 miliardi del dicembre 2023), seppur attenuato da un aumento delle esportazioni a fine anno del 3,1 per cento (226,5 miliardi di euro, confrontati con i 219,7 miliardi del dicembre 2023).
Nell’ultimo mese dello scorso anno l’eurozona ha registrato “una lieve depressione” del surplus rispetto al mese precedente, pari a mezzo miliardo di euro. Se si analizzano le variazioni della bilancia commerciale per le varie categorie di prodotti, cinque categorie sarebbero in calo. In testa i prodotti chimici, che registrano il declino maggiore (da 23,0 a 20,6 miliardi di euro). Macchinari e veicoli hanno tuttavia visto un aumento importante, salendo da 13,0 a 16,7 miliardi di euro.
Guardando ai Paesi partner, emerge come a dicembre 2024 la bilancia commerciale relativa allo scambio di beni tra Paesi Ue con la moneta unica e Stati Uniti penda a favore della prima. L’export europeo è aumentato del 5,6 per cento rispetto a un anno prima, mentre gli acquisti di prodotti ‘made in USA’ si sono ridotti del 10,8 per cento. Un dato, quest’ultimo, che riaccende i riflettori sulle relazioni bilaterali considerate troppo svantaggiose a Washington e per cui il presidente statunitense Donald Trump ha deciso di iniziare a imporre dazi proprio per ridefinire i flussi di importazioni ed esportazioni.
Contemporaneamente si amplia il disavanzo commerciale tra Eurozona e Cina. Mettendo a confronto dicembre 2024 con dicembre 2023 si registrano, rispettivamente, una diminuzione dell’export europeo dell’8,8 per cento, e un aumento dell’import cinese del 10,3 per cento, per uno scambio di beni a vantaggio di Pechino.