Dall’inviato a Strasburgo – Un documento di lavoro della Commissione europea ha riacceso i timori del settore vinicolo italiano ed europeo. “Sono in corso i lavori di revisione della direttiva sulle aliquote minime di accisa da applicare alle bevande alcoliche“, si legge nel report che fa il punto sull’attuazione del Piano Ue per la lotta al cancro (Beca) varato nel 2021. Tassare gli alcolici, “vino compreso, resta per l’Ue uno strumento strategico di prevenzione”, ribadisce Bruxelles.
Non è una novità, la revisione delle norme sulla tassazione e l’acquisto transfrontaliero dei prodotti alcolici era già stata prevista nella roadmap tracciata ormai cinque anni fa per combattere il male responsabile di almeno 1,3 milioni di morti nell’Ue nel 2022. “Nel complesso, l’attuazione è a buon punto, con oltre il 90 per cento delle azioni concluse o in corso“, rileva il documento interno datato 4 febbraio 2025. La delicata legislazione che riguarda gli alcolici è slittata all’attuale legislatura, e l’esecutivo conferma i “lavori in corso” senza fornire dettagli sui tempi in cui presenterà un’effettiva proposta di revisione. Nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2025, pubblicato ieri (12 febbraio), non ce n’è traccia.
Ad oggi il vino, le altre bevande fermentate e i prodotti intermedi “sono tassati in base al volume, a differenza delle altre bevande alcoliche che sono tassate in base al loro titolo alcolometrico”. In sostanza, la direttiva in questione fissa un’aliquota minima di accisa pari a zero euro per il vino e altre bevande fermentate, e aliquote minime positive per la birra, i prodotti intermedi e l’alcol etilico. Ma “il mercato è in evoluzione” ed è necessaria “una valutazione approfondita” che servirà ad avviare una discussione con gli Stati membri sui prossimi passi, evidenzia Bruxelles.
Nel piano Beca è previsto inoltre che la Commissione metta le mani su tutto ciò che riguarda l’informazione ai consumatori e la regolamentazione della pubblicità degli alcolici. Le famigerate etichette sul modello di quelle applicate al tabacco, che avvertono dei rischi sanitari del consumo. Il Piano “chiede una proposta per introdurre avvertenze sanitarie sulle etichette delle bevande alcoliche”, ribadisce il documento di lavoro.
La Commissione ha precisato che nel 2020 è stato condotto uno “studio esterno” e un dialogo con le autorità nazionali e con “le parti interessate”, che hanno avuto “l’opportunità di fornire un feedback su una tabella di marcia di valutazione in una consultazione pubblica nel 2021”. Ad ogni modo, Bruxelles mette le mani avanti e aggiunge che “sono necessarie ulteriori analisi per trovare un giusto equilibrio tra la salvaguardia della libera circolazione delle merci, la garanzia di entrate fiscali per gli Stati membri, la tutela della salute pubblica e il rafforzamento della lotta contro le frodi”.
La Lega promette battaglia, Moretti (Pd): “Il piano contro il cancro andrà attuato”
Non abbastanza per scongiurare la reazione di Unione Italiana Vini, che in un comunicato ha chiesto “agli Stati membri e in particolare agli europarlamentari italiani” di “bloccare in sede di Consiglio e d Parlamento Ue un documento redatto senza alcuna consultazione pubblica con gli stakeholder”. L’appello è stato immediatamente raccolto dalla Lega, che ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea in cui chiede il motivo “di questa presa di posizione, non condivisa peraltro con gli operatori e gli Stati membri, che già in passato avevano espresso perplessità rispetto al merito e all’applicabilità di analoghi indirizzi e obiettivi”. Secondo Anna Maria Cisint, prima firmataria dell’interrogazione, si tratta di “una crociata pericolosa che si nasconde dietro i buoni propositi salutistici della lotta contro il cancro, ma nel contempo va a colpire l’intero settore vitivinicolo”.
Il documento della Commissione non è altro che un report di lavoro, e l’iter legislativo per le revisioni della direttiva sulla tassazione degli alcolici e del regolamento sulle etichettature non è ancora cominciato. Quando l’esecutivo Ue metterà sul tavolo le sue proposte, allora sì, queste finiranno in mano alle commissioni parlamentari competenti e agli Stati membri. Alessandra Moretti, eurodeputata del Partito Democratico e membro della nuova commissione Salute pubblica (Sante), parte da un presupposto chiaro: “Il piano per la lotta al cancro va attuato”.
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C’è poco da fare, la scienza parla chiaro e negli anni gli studi che dimostrano la pericolosità del consumo di alcol si sono moltiplicati. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha confermato che il consumo di alcol è associato a oltre 200 problemi di salute, tra cui malattie infettive, cancro, disturbi mentali e comportamentali. Il Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (Wcrf) ha affermato che “per la prevenzione del cancro, è bene non bere alcolici”. Sull’appello lanciato dal settore vinicolo italiano, già alle prese con i costi del cambiamento climatico, Moretti risponde: “È chiaro che serve difendere il settore, ma qui stiamo parlando dal punto di vista di salute“. Un supporto al mondo del vino è già stato annunciato dal commissario Ue all’Agricoltura, Cristophe Hansen, che “possibilmente già a marzo” proporrà “un pacchetto di misure specifiche per il settore vitivinicolo che forniranno una risposta immediata al settore senza aspettare la riforma della Pac”.
Su tassazione ed etichettatura, l’eurodeputata dem suggerisce: “Si dovrebbe informare i cittadini precisamente sui rischi che corrono assumendo alcol, anche in etichetta”.
In Italia, il Servizio Sanitario Nazionale spende circa 16 miliardi di euro l’anno per coprire gran parte delle spese dei malati oncologici, il 14 per cento della spesa sanitaria totale. Si dovrebbe cercare di spiegare ai consumatori che tassare maggiormente gli alcolici permetterebbe ad esempio di coprire i costi sociali e sanitari della malattia.