Bruxelles – L’onda nera sembra arrestarsi in Austria, almeno temporaneamente. Il leader dell’ultradestra Herbert Kickl ha rimesso nelle mani del presidente della Repubblica il mandato per la formazione di un esecutivo dopo il fallimento dei negoziati con i conservatori, i quali avevano già provato – senza riuscirci – a trovare la quadra con altri partiti del Parlamento di Vienna. Ora la palla è di nuovo nel campo del capo dello Stato, che può decidere di convocare nuove elezioni (col rischio di rafforzare ulteriormente la destra radicale euroscettica).
Il fallimento dei negoziati
Niente da fare per Herbert Kickl, il capo dell’estrema destra post-nazista e filorussa del Partito della libertà austriaco (Fpö) che era emersa vincitrice dalle urne lo scorso 29 settembre in un inedito storico. Si sono risolti in un buco nell’acqua, l’ennesimo, i colloqui con i conservatori del Partito popolare (Övp).
Da giorni le trattative si erano incagliate, ma la rottura definitiva è avvenuta nel primo pomeriggio di oggi (12 febbraio). Nella lettera con cui ha rimesso nelle mani del presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen il mandato per la formazione del governo, Kickl ha espresso “grande rammarico” per il passo di lato dell’Övp, che secondo la sua versione non si sarebbe accontentato delle “concessioni” fatte dall’Fpö sulla spartizione dei dicasteri del gabinetto federale.
![Herbert Kickl](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2024/09/000_36FN742-1024x683.jpg)
Stando alle ricostruzioni dei media locali, i Popolari non avrebbero accettato di lasciare ai potenziali partner gli Interni, un ministero chiave per la gestione del dossier migratorio (su cui l’Fpö ha costruito la propria fortuna elettorale). Data l’indisponibilità degli altri partiti di governare con l’estrema destra, non c’era altra alternativa per Kickl se non gettare la spugna.
Le accuse al vetriolo dell’Övp
Ma la sua versione è stata subito contestata dai cristiano-democratici. Il presidente della sezione provinciale di Vienna dell’Övp, Karl Mahrer, ha addossato la responsabilità dell’accaduto sul leader dell’Fpö. “La corsa al potere e le richieste estreme di Kickl hanno reso impossibile la formazione di un governo”, si è sfogato in un lungo videomessaggio postato su X, sostenendo che “il sistema Kickl sta fallendo da solo“.
Mahrer non ha lesinato attacchi personali al leader della destra radicale: “Un lavoro di governo responsabile non è possibile con Herbert Kickl“, ha dichiarato, poiché quest’ultimo si troverebbe “in preda alla frenesia del potere” e avrebbe forzato la mano al tavolo delle trattative.
Kickls Machtrausch und extreme Forderungen haben eine Regierungsbildung unmöglich gemacht – das System Kickl scheitert an sich selbst.
Die Regierungsverhandlungen sind gescheitert – und das aus gutem Grund. Mit Herbert Kickl ist keine verantwortungsvolle Regierungsarbeit… pic.twitter.com/CDA2ZtdSQY
— Karl Mahrer (@KarlMahrer) February 12, 2025
Dal suo punto di vista, le “linee rosse che non devono essere superate” da nessuna forza politica che aspiri a governare l’Austria sono “il chiaro impegno nei confronti dell’Ue e del nostro sistema giuridico, la protezione della libertà dei media, la lotta all’antisemitismo e la fiducia nei confronti dei servizi segreti internazionali“. Tutti princìpi che, dice, Kickl avrebbe “dimostrato di non rispettare”.
Poi l’affondo: il capo dell’Fpö “non vuole un governo, vuole il potere assoluto” e avrebbe “cercato di usurpare le agende europee, costituzionali e mediatiche, nonché l’apparato di sicurezza, mettendo così a repentaglio le strutture democratiche del nostro Paese“. “Abbiamo dato a Kickl la possibilità di una risocializzazione politica, ma lui non l’ha colta”, ha concluso Mahrer, ribadendo che il suo interlocutore “ama più se stesso che l’Austria” ed è ormai diventato “un completo fallimento politico“.
Lo stallo post-elettorale (e cosa accade ora)
Il precedente tentativo di dare vita ad una coalizione a tre tra i cristiano-democratici dell’Övp, il Partito socialdemocratico (Spö) e i liberali di Neos era naufragato a inizio gennaio. Lo stallo dei negoziati aveva portato alle dimissioni dell’allora cancelliere, il popolare Karl Nehammer, che aveva scommesso sull’alleanza centrista per escludere l’Fpö dall’area di governo.
A quel punto si era aperta per la formazione ultranazionalista e anti-migranti una finestra d’opportunità per recidere il cordone sanitario che l’aveva relegata ai margini della politica nazionale fin dalla sua nascita (dalle ceneri delle SS) nel 1956. L’opportunità per tradurre il quasi 29 per cento dei consensi ottenuto dal voto popolare e i suoi 57 deputati al Nationalrat (la camera bassa del legislativo austriaco) in potere reale, insediando Kickl all cancelleria.
![Herbert Kickl](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/01/000_36T49XR-scaled-e1736249759522-1024x630.jpg)
Così, lo scorso 6 gennaio il capo dello Stato aveva incaricato il leader dell’Fpö di iniziare dei nuovi negoziati per mettere in piedi un esecutivo con l’Övp. I due partiti erano già stati al governo insieme (nel 2000 e nel 2017), ma per la prima volta si sarebbero invertiti i rapporti di forza. Soprattutto, i Popolari avevano detto chiaramente che non avrebbero accettato Kickl come Bundeskanzler perché ritenuto una figura troppo controversa e polarizzante.
Ora, di fronte a Van der Bellen si pongono due alternative per uscire da un momento di incertezza politica che non ha precedenti per durata nella storia recente del Paese mitteleuropeo. Ritentare la strada della coalizione centrista oppure sciogliere il Parlamento e richiamare i cittadini alle urne. Ma, sondaggi alla mano, l’unico partito a trarne vantaggio sarebbe proprio l’Fpö, attualmente accreditato con un virtuale 34 per cento dei consensi (non esattamente quello che ci si aspetterebbe da un “fallimento politico”).
Il tutto mentre, come accade in Germania a causa del flirt tra la Cdu e l’AfD, anche in Austria decine di migliaia di cittadini stanno manifestando per protestare contro la normalizzazione dell’ultradestra post-nazista e filorussa.