Bruxelles – Gli acquisti si fanno on-line, ma le merci entrano via terra e la Commissione europea vuole stringere le maglie contro i prodotti pericolosi che da internet arrivano a casa. Lo fa con una comunicazione in cui si chiede una riforma doganale che passa per la soppressione dell’esenzione dai dazi i pacchi di valore inferiore a 150 euro e il rafforzamento delle capacità di controllo, quali una migliore condivisione dei dati e una migliore valutazione dei rischi. Il problema, a quanto si apprende, riguarda in realtà i prodotti a bassissimo prezzo, come spesso accade con quelli di Temu e Shein, che sono quelli che possono presentare maggiori rischi per i consumatori.
Non solo. Si chiede un migliore scambio di dati, indagini a tappeto alle frontiere e utilizzo di strumenti digitali per meglio individuare i prodotti potenzialmente non conformi.
Non è la fine della libera circolazione delle merci, ma un cambio di paradigma in nome della sicurezza dei consumatori. Il problema, spiega il commissario per la Tutela dei consumatori, Michael McGrath, è la crescita dell’e-commerce: “Tre europei su quattro acquistano regolarmente online”. Tuttavia, lamenta, “l’ondata di merci importate può rappresentare una minaccia per i diritti dei consumatori europei e la loro sicurezza”.
I numeri indicano che lo scorso anno circa 4,6 miliardi di spedizioni di basso valore, vale a dire merci con un valore non superiore a 150 euro, sono entrate nel mercato dell’Ue, per un totale di 12 milioni di pacchi al giorno. Si tratta del doppio rispetto al 2023 e del triplo rispetto al 2022. “Molte di queste merci sono risultate non conformi alla legislazione europea”, lamenta McGrath. La Commissione intende contrastare i sono sempre più prodotti nocivi che entrano nell’Ue. In questo contesto sei Stati membri sono stati responsabili della supervisione dell’89 per cento dei beni importati direttamente e venduti online. Ciò ha messo a dura prova le autorità doganali.
La Commissione europea intende intensificare i controlli specifici operatori, merci o flussi commerciali, su base continuativa, alla luce dell’analisi dei rischi. In questo l’e-commerce è l’indiziato numero uno. “L’aumento delle importazioni nel commercio elettronico verso il mercato dell’Ue ha comportato numerose sfide“, riconosce la vicepresidente esecutiva per la Sovranità tecnologica, la sicurezza e la democrazia, Henna Virkkunen. L’obiettivo, spiega, è “garantire che i cittadini e le imprese possano continuare a godere dei numerosi vantaggi degli acquisti online, riducendo al minimo i rischi di prodotti pericolosi che minacciano la salute e la sicurezza dei consumatori”.
L’Ue è pronta a multa, ammette la stessa commissaria, con sanzioni che comunque “dovrebbero riflettere i casi di inadempienza sistematica”. L’obiettivo principale resta il sequestro delle merci potenzialmente pericolose, attraverso “l’eliminazione dal mercato delle merci non conformi”.
Entro un anno la Commissione Ue concluderà le valutazioni del caso per eventuali nuove misure. Intanto si invitano Parlamento e Consiglio a prendere in considerazione azioni quali l’istituzione di una commissione di gestione non discriminatoria, pagabile dai rivenditori o dalle piattaforme, sugli articoli di commercio elettronico importati nell’Ue direttamente ai consumatori, per far fronte ai crescenti costi di supervisione della conformità di miliardi di tali spedizioni alle norme dell’Ue. Ad ogni modo, rassicura Virkkunen, “le piattaforme sono coperte dalla legge sui servizi digitali”.