Bruxelles – La tutela dell’italianità nelle sue diverse forme: economica, produttiva, d’eccellenza. Ma soprattutto un lavoro preparatorio in vista di una nuova legislatura europea carica di sfide. Confcooperative sbarca a Bruxelles per incontrare gli ‘italiani europei’ delle istituzioni, e ragionare insieme su Piano nazionale per la ripresa (Pnrr), misure anti-dazi, commercio e difesa del ‘made in’. “Un grande cantiere che era stato avviato dalla precedente legislatura e su cui oggi la palla è più agli stati membri che devono attuare e presentare un action plan entro la fine dell’anno”, sintetizza Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, che tiene a precisare: “Noi siamo parte stabile in un tavolo di confronto per la creazione di questo action plan“.
Ridare competitività al sistema industriale europeo, intervenire anche sulla normativa sugli aiuti di Stato, come e se operare una correzione delle regole di bilancio che consenta di “tenere insieme le innovazioni con il presidio e la salvaguardia di quella che è un fattore per noi imprescindibile”: di tutto questo è stato discusso con gli europarlamentari italiani dei vari gruppi, e anche con il vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto.
Sullo sfondo aleggia lo spettro di tensioni commerciali con gli Stati Uniti, come minacciato dal presidente Usa Donald Trump. “Siamo preoccupati per la politica dei dazi“, ammette Gardini al termine della missione istituzionale a Bruxelles. “Dazio chiama dazio, e quindi si genera una politica che non consente la circolazione delle merci”. Allo stesso tempo, però, preoccupa anche un certo tipo di libero scambio, quello sul modello Mercosur. Il presidente di Confcooperative torna a criticare l’accordo siglato dalla Commissione europea. “Non abbiano le stesse regole per stare sul mercato”, il timore di Gardini. “La tradizione agricola in quell’area è fatta di una chimica che da noi è scomparsa da decenni”. Si crea quindi una situazione per cui “noi smettiamo di fare agricoltura pulita per poi importare prodotti agricoli che non hanno gli stessi requisti di qualità”. Per Confcooperative serve “reciprocità” e l’accordo siglato non la garantirebbe.