Bruxelles – Affaticamento, debolezza e voglia di stendersi e riposare. Ma anche dolori muscolari, difficoltà di concentrazione, problemi a ricordarsi le cose, senza contare gli sbalzi d’umore. In sintesi: sindrome da stanchezza cronica, anche detta encefalomielite mialgica (Me/Cfs). Difficile da diagnosticare, ancor più complicata da curare. Si sa molto poco di lei, solo che non è legata a cause fisiche né psicologiche comprovate e che può trascinarsi per anni. Un problema che solo nell’area Ue e Regno Unito affliggerebbe due milioni di persone, con ricadute economiche pari a 40 miliardi di euro l’anno. Condizionali del caso, poiché la malattia si fa fatica a riconoscerla e registrarla, ed ecco che la Commissione europea invita a fare ricerca specifica e mirata proprio qui.
E’ il commissario per la Salute, Oliver Varhely, a invitare il mondo medico-scientifico, le accademie e i ricercatori a usufruire delle risorse europee per investire proprio qui: “Horizon Europe (il programma Ue per la ricerca, ndr) continuerà a offrire opportunità di finanziamento per la ricerca, poiché gli argomenti dei bandi sono sufficientemente ampi da consentire una ricerca più mirata sulla Me/Cfs“.
Spiega ancora Varhely rispondendo a un’interrogazione parlamentare in materia, che “la Commissione riconosce la necessità di soluzioni per affrontare in modo efficiente la sindrome da stanchezza cronica“. E’ proprio per questo motivo che temi e argomenti dei bandi di ricerca per l’assegnazione di fondi europei “sono stati recentemente aperti” sempre nell’ambito di Horizon Europe, che in questo modo “ha offerto ai ricercatori nell’area Me/Cfs l’opportunità di presentare domanda di finanziamento per la ricerca”.
La risposta dell’Unione europea non si esaurisce qui. Perché la stanchezza cronica è anche una delle problematiche che affligge chi ha contratto il Covid-19. La questione del ‘long Covid’ è già un tema di dibattito e di azione politica, ed esattamente come come per la sindrome da stanchezza cronica, se ne sa poco. Proprio per questo, continua Varhely, “anche i progetti finanziati dall’Ue che studiano il long Covid potrebbero avvantaggiare il settore” e la ricerca sul Me/Cfs.