Iva agevolata per la frutta, nell’Ue l’alimentazione sana è un problema di tasse
I governi restano liberi di stabilire quanto imporre sui cibi, e in molti casi i dolciumi sono più economici. L'Europarlamento: "Così non si contrasta l'obesità". La Commissione insiste con la frutta nelle scuole
Bruxelles – Alimentazione sana ma meno gustosa o piacere per il palato che non aiuta a stare in salute? Sul regime alimentare dei propri figli l’Unione europea si divide. Quando si tratta di consigli per gli acquisti non proprio tutti cercano di indirizzare verso la frutta e la verdura, e non scoraggiano cioccolato, dolciumi, barrette ipercaloriche e affini. Questioni di Iva, l’imposta sui valori aggiunti con cui i governi ‘fanno cassa’. La politica fiscale resta una prerogativa nazionale e allora ognuno fa come vuole. Risultato: “Una barretta di cioccolato costa spesso meno di un frutto”, denunciano gli europarlamentari in un’interrogazione.
Preoccupa nello specifico quello che può comportare una politica di prezzo che scoraggia frutta e verdura tra i più giovani. “Un’alimentazione non sana porta a un aumento dell’obesità e delle malattie non trasmissibili“, denuncia lo stesso gruppo di parlamentari europei, che vorrebbero invertire una tendenza che vede un giovane su cinque di età compresa tra 16 e 24 anni sovrappeso.
Una situazione nota alla Commissione europea, che però può poco, spiega Wopke Hoekstra, responsabile per il Clima che risponde a nome del collegio. “Nell’adottare la riforma del 2022 delle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto – ricorda- gli Stati membri hanno concordato all’unanimità di consentire la massima flessibilità per i prodotti alimentari“. Di conseguenza, gli Stati membri possono scegliere di applicare aliquote Iva ridotte o super ridotte (inferiori al 5 per cento) o un’aliquota zero (esenzione IVA) alla fornitura di prodotti alimentari. Scelte compiute da pochi Stati.
Romania, Danimarca, Finlandia, Ungheria, Francia, Paesi Bassi e Belgio hanno introdotto iniziative di politica fiscale per incoraggiare il consumo di frutta e verdura prodotte a livello nazionale, che però è una misura volta a incoraggiare l’agricoltura locale a parità di prodotti agricoli, e non è volta a rendere più appetibile la frutta in termini di costi rispetto ai dolciumi.
L’esecutivo comunitario non intende predisporre misure fiscali per incoraggiare un’alimentazione più sana, s su questo Hoekstra è chiaro. Anche perché tutto ciò che riguarda politiche di tassazione è competenza esclusiva nazionale. E poi, continua il commissario per il Clima, “l’esperienza dimostra che una riduzione delle aliquote si ripercuote solo marginalmente” sui prezzi finali al consumo.
Non si resterà però a guardare. A livello di Unione europea si continuerà a spingere per l’utilizzo di frutta nelle scuole, come fatto finora. “Il programma scolastico dell’Ue che mira ad aumentare il consumo di frutta e verdura, latte e prodotti lattiero-caseari e a dare forma a diete più sane è in fase di revisione”, sottolinea ancora Hoekstra. L’obiettivo è “esplorare come migliorare il suo contributo al consumo alimentare sostenibile”.