Bruxelles – Tornare indietro per andare avanti. La strategia della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è attesa alla prova dei fatti ma le premesse sono di inversione di marcia sotto ogni punto di vista. Questa settimana (29 gennaio) il collegio dei commissari presenterà la prima parte dell’agenda per la competitività (competitiveness compass). Si tratta del documento programmatico a cui poi seguiranno i singoli provvedimenti utili a rimettere mano al Green Deal nel nome della “semplificazione”, vale a dire di una deregolamentazione a misura di imprese con le incognite del caso.
Il 26 febbraio verranno svelate poi il Clean Industrial deal, la strategia per un’industria sostenibile e il pacchetto omnibus. In quest’ultimo provvedimento verranno indicati tutti gli interventi volti a condurre quella semplificazione senza precedenti che von der Leyen vuole per rilanciare la competitività europea. Una risposta a quanto, dalla politica alle imprese, hanno chiesto di rendere l’agenda di sostenibilità più praticabile. E’ von der Leyen che fa marcia indietro, che sconfessa, in parte, il suo primo mandato.
La semplificazione di vasta portata si ravvede necessaria nei campi della rendicontazione sostenibile, prima legge Omnibus includerà una semplificazione di vasta portata nei campi della rendicontazione finanziaria sostenibile e sulla cosiddetta ‘due diligence’, vale a dire la dovuta attenzione che serve prima di stipulare contratti o intraprendere attività economiche. Si allargano dunque le maglie a possibili azioni che rischiano di sconfessare gli impegni di sostenibilità. Meno attenzione all’ambiente in cambio di accelerazione economica.
Von der Leyen però è decisa ad andare avanti. Il suo cambio di passo è iniziato già prima delle elezioni, quando ha promesso, e concesso, al mondo agricolo compensazioni e ammorbidimenti nelle politiche Ue. Ora è la volta di rispondere al settore secondario, a cui farà seguito immediatamente dopo il tavolo speciale per l’automotive da cui potrebbero scaturire cambi di orientamento sullo stop al motore tradizionale e multe alle imprese che non rispettano i target anti-emissioni di CO2. Annuncio delle semplificazioni il 29 gennaio, dialogo strategico sull’auto il 30 gennaio: ecco l’agenda per modificare l’agenda. Si voleva imporre il Green Deal all’industria, ora si impone l’industria al Green Deal. In un contesto di questo tipo difficile immaginare un ridimensionamento delle ambizioni e delle intenzioni.
Il lavoro non si concluderà in queste settimane. Von der Leyen vorrebbe dare un seguito alle sue promesse a misura d’impresa con l’istituzione di uno speciale fondo per la competitività nel prossimo bilancio pluriennale (Mff 2028-2034), la cui approvazione e, soprattutto, la cui dotazione finanziario sono rimessi ai negoziati inter-istituzionali che verranno. Una cosa sembra certa: la creazione di corsie preferenziali nel campo del clean-tech. Per progetti in questo ambito finanziamenti e appalti potranno e dovranno avere priorità in termini di assegnazione e approvazioni.
Passi indietro di una Commissione che registra la volontà di passi indietro. Con un Paese come la Francia che chiede di cancellare pezzi importanti dell’agenda di sostenibilità schierandosi con le imprese e facendo concorrenza diretta al Ppe, che delle imprese si è sempre dichiarato partito di riferimento, e tre quarti degli Stati membri che chiedono semplificazione, procedere in direzione contraria rischia di fare della legislatura europea un quinquennio di scontri istituzionali. Von der Leyen vuole competitività, non vuole contestazioni né scontri. Il suo Competitivness compass serve a tutto questo.