Bruxelles – I tempi sono maturi per riprendere in mano le relazioni tra l’Unione europea e la Siria. Che tradotto in termini pratici significa, almeno per il momento, dare il via a un “allentamento graduale” del regime di sanzioni in vigore su Damasco da oltre un decennio. L’Alta rappresentate Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, ha annunciato oggi (24 gennaio) che “le prime decisioni saranno prese lunedì”, in occasione del Consiglio Ue Affari esteri.
Come confermato da un alto funzionario Ue, il prossimo 27 gennaio i ministri degli Esteri dei Paesi membri “potrebbero raggiungere un accordo politico sulla revoca di una serie di sanzioni settoriali”. Più precisamente una loro sospensione, perché Bruxelles sta pensando di inserire una sorta di “meccanismo di riserva” con cui ripristinare le misure restrittive se la Siria del dopo Assad imboccasse una “direzione sbagliata”. In una conferenza stampa ad Ankara insieme al ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, Kallas ha riassunto così: “Vogliamo sostenere la ripresa economica dei siriani e l’Ue e’ pronta ad allentare le sanzioni sulla Siria, condizionatamente alle azioni del nuovo governo”.
A più di 40 giorni dal crollo del regime, le prime mosse del leader della milizia Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), Ahmed al-Sharaa, alias Abu Mohammad al-Jolani, permettono una certa dose di ottimismo. L’amnistia per i soldati dell’ex regime, gli incontri con gli esponenti delle comunità religiose e della società civile siriana, la volontà di sciogliere tutte le milizie (compresa HTS) e convocare una conferenza incaricata di redigere una nuova Costituzione. “In linea di principio – ha stimato un alto funzionario del Servizio europeo d’Azione esterna – le cose stanno andando nella giusta direzione, lentamente ma con successo”. Quanto basta per iniziare a sospendere almeno le sanzioni “realmente necessarie per avviare la ricostruzione del Paese“, ha confermato Kallas da Ankara.
Ciò che per ora non verrà sicuramente rimesso in discussione è tutto quel che riguarda l’embargo sulle armi, il trasferimento di tecnologia che può essere utilizzata per controllare la popolazione o a doppio uso civile-militare. “Se vediamo che i passi della leadership siriana vanno nella giusta direzione, allora saremo disposti ad allentare il livello successivo di sanzioni”, ha messo in chiaro l’Alta rappresentante.
Le condizioni poste dall’Ue a Damasco sono la garanzia di un governo inclusivo, una “discussione seria” sulla nuova Costituzione, future elezioni con osservazione delle Nazioni Unite. Bruxelles avrebbe inoltre “già trasmesso alle nuove autorità” l’urgenza di “liberarsi della presenza straniera nel Paese”. Di “almeno tre Stati, e uno è la Russia“. Gli altri due attori regionali che storicamente perseguono i propri interessi in Siria sono l’Iran e la Turchia. Ma su quest’ultima, l’Ue non fa la voce grossa. Anzi. “Il futuro della Siria passa anche attraverso la Turchia“, ha affermato Kallas in conferenza stampa, definendo gli interventi militari di Ankara nel nord-est del Paese a guida curda “legittime preoccupazioni di sicurezza”. Bruxelles e Ankara sarebbero “d’accordo che l’Isis debba essere mantenuto sotto controllo e che qualsiasi azione nel nord della Siria debba tenere conto di un delicato equilibrio per il futuro speranzoso e fragile della Siria”, ha concluso Kallas.