Bruxelles – Non bisogna avere paura. Presente e soprattutto futuro vanno affrontati con “ottimismo”. E’ la parola che la presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, utilizza per il sintetizzare la via da seguire. Non bisogna vivere con la preoccupazione di ciò che avverà, spiega alla platea del World Economic Forum di Davos. “In cosa siamo bravi nell’Ue”?, chiede e si chiede. “Nell’avere un deficit al 3 per cento, nel non avere livelli di debito elevati, nell’avere un’inflazione al 2,4 per cento e che ci attendiamo in calo”. Non solo: “Quando vedo la zona euro vedo molti risparmi e tanti talenti”.
La migliore risposta anche alle sfide che arrivano dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è “ottimismo”. Lagarde non nega che tra tensioni geopolitiche e congiunture economiche potenzialmente negative, “quanto accade al di fuori dell’eurozona è una sfida, ma è anche un’opportunità”. Certo, ci sarà del lavoro da fare perché, riconosce, “l’Ue non funziona come un vero mercato unico, ma l’Ue non è un mito, è un’opportunità di trasformazione“. Ci sono, attorno all’Ue e alla sua eurozona, “minacce esistenziali”, ma ci sono strumenti e fondamentali per “rispondere ai segnali di allarmi”.
Al progetto europeo serve però maggiore convinzione e autostima, e in tal senso la direttrice generale del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, prova a svolgere un ruolo di motivatore: “Gli Stati Uniti sono abituati ad avere fiducia, gli europei hanno l’abitudine della modestia. Il mio messaggio agli europei é: abbiate maggiore fiducia in voi stessi”.
L’invito della direttrice del Fondo non è solo di circostanza. Ricorda che in passato, di fronte a situazioni di alta inflazione, “si è risposto aumentando i tassi di interesse, che hanno prodotto un ribasso dell’inflazione ma il risultato finale è stata una recessione”. Questa volta, invece, la situazione è diversa. “Questa volta abbiamo crescita“, sottolinea Georgieva. Non sarà una crescita robusta, ma c’è. Merito anche delle risposte che l’eurozona ha saputo darsi dopo la crisi dell’euro. “La differenza rispetto alle altre volte è che c’è un coordinamento delle politiche“. Per l’Ue e la sua eurozona vuol dire patto di stabilità, fiscal compact e semestre europeo’, il ciclo di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri. Un invito, quello di Georgieva, ad andare avanti in questo senso.