Bruxelles – C’è polemica intorno alle celebrazioni per la giornata della Memoria al Parlamento europeo a Bruxelles. Decine di parenti degli ostaggi israeliani catturati da Hamas hanno protestato contro la scelta di alcuni eurodeputati di invitare il ministro di Tel Aviv Amichai Chikli come ospite principale ad un evento collaterale, citando la sua opposizione al cessate il fuoco a Gaza e dei suoi interventi ritenuti in favore della deportazione di alcuni gruppi etnici come motivi per giudicarlo “inappropriato” a rappresentare la comunità ebraica.
L’evento principale promosso dall’Eurocamera in ricordo della Shoah si terrà mercoledì (29 gennaio) all’interno dell’emiciclo, dove si svolgerà una performance musicale per commemorare il violoncellista di origini ungheresi Pál Hermann, vittima dell’Olocausto perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi collaborazionisti europei. La giornata della Memoria cade in realtà il 27 gennaio e quest’anno si celebra l’80esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau.
Ma la sera del 28 gennaio dovrebbe tenersi un evento collaterale il cui oratore principale, il ministro israeliano per la Diaspora Amichai Chikli, è stato giudicato un “rappresentante inappropriato” da 41 parenti degli ostaggi del 7 ottobre 2023 e da 32 leader di comunità ebraiche in vari Paesi, che hanno indirizzato una lettera agli eurodeputati responsabili dell’evento.
La missiva – destinata agli organizzatori Lukas Mando e Andrey Kovatchev nonché alla presidente dell’Aula Roberta Metsola e a Manfred Weber, il capo-padrone del Partito popolare europeo (di cui fanno parte tutti i parlamentari appena citati) – riporta tra le motivazioni alla base di tale richiesta il “supporto” fornito da Chikli a politici dell’estrema destra europea e le sue dichiarazioni pubbliche a favore dell’espulsione di individui dalla Striscia di Gaza e dal Libano meridionale, giudicate equivalenti ad un’istigazione alla pulizia etnica.
“Le posizioni estremiste e divisive del ministro Chikli non riflettono i valori o le voci del più ampio pubblico israeliano o delle comunità ebraiche globali“, si legge nel documento, dove si sottolinea al contrario che “la sua partecipazione a questo evento rischia di oscurare il messaggio vitale della conferenza e di minare la credibilità degli sforzi del Parlamento europeo per combattere l’antisemitismo e l’odio”. “La sua presenza non è utile alla memoria dell’Olocausto o ai princìpi condivisi di giustizia e tolleranza che guidano i vostri e i nostri sforzi”, aggiunge la lettera.
Inoltre, continuano i firmatari, l’apprezzamento espresso da Chikli per alcune personalità controverse dell’ultradestra europea – da Marine Le Pen in Francia a Călin Georgescu in Romania (la cui vittoria al primo turno delle presidenziali è stata annullata dalla Corte costituzionale, facendo esplodere una grave crisi politica nel Paese balcanico) – “mettono in discussione la sua credibilità” in quanto responsabile degli affari della diaspora ebraica.
Lo scorso settembre, il ministro aveva suggerito la creazione di una “zona cuscinetto” nel sud del Libano con l’obiettivo di “respingere la popolazione sciita nemica“, sostenendo che il Paese dei cedri non soddisfasse le condizioni minime per definirsi come Stato.
Minister of Diaspora Affairs: ‘Renewed buffer zone in Lebanon a must’ https://t.co/ITOlp2wYtp
via @JNS_org
— עמיחי שיקלי – Amichai Chikli (@AmichaiChikli) September 27, 2024
È del resto di queste ore la notizia che le truppe israeliane non si ritireranno dal Libano meridionale come concordato nel cessate il fuoco stipulato lo scorso novembre, secondo cui avrebbero dovuto abbandonare l’area al di sotto del fiume Litani per lasciarla in mano alle forze armate di Beirut.
Chikli proviene dal Likud, il partito conservatore del premier Benjamin Netanyahu (sul cui capo pende attualmente un mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale, peraltro candidamente ignorato da diversi leader europei), ed è uno dei due ministri espressi da questa forza politica all’interno dell’esecutivo che lo scorso 18 gennaio hanno votato contro all’approvazione dello storico accordo di cessate il fuoco a Gaza, insieme alla destra radicale ultraortodossa.
Mandl ha finora rifiutato di annullare l’evento (intitolato “Indottrinare all’odio verso gli ebrei”), o di sostituire lo speaker finito al centro delle polemiche. “Non mi occupo di politica interna in Israele“, ha tagliato corto, aggiungendo di aver sempre “accolto ogni rappresentante di Israele, sia esso del ramo legislativo o esecutivo, del governo o dell’opposizione, della società civile o di altri settori” e di voler continuare a farlo.