Bruxelles – Niente sostenibilità, trattamenti fiscali di favore per tutti. Chi si attendeva un approccio amico da parte di Donald Trump nei confronti dell’Unione europea dovrà ricredersi, e da subito. Il presidente degli Stati Uniti sfida apertamente l’Ue al World Economic Forum di Davos. Qui fa carta straccia della green economy, e chiama a sé le imprese europee. “Il mio messaggio alle imprese di tutto il mondo è: venite a produrre in America e otterrete le tasse più basse possibili“, scandisce. “Decidete di realizzare i vostri prodotti non da noi minaccia -, ed è una una vostra prerogativa, e dovrete pagare miliardi in dazi”.
L’intervento di Trump è all’insegna di quella concorrenza sleale che gli Ue temevano. Di più: il presidente degli Stati Uniti sfrutta le titubanze negli investimenti verdi per rassicurare il mondo dell’industria che con lui sarà ‘business as usual’. “Ho posto fine al ridicolo patto verde” rappresentato dagli accordi di Parigi, rivendica. E’ questa una delle prime cosa che Trump dice dopo essersi collegato con la platea di Davos. Un messaggio che serve per sfidare ulteriormente l’Unione europea su un tema caro al club a dodici stelle. Lascia intendere che l’obiettivo, dicendo ‘no’ alla sostenibilità e cercando di attrarre il tessuto produttivo e il capitale privato europeo oltre Atlantico, è smantellare il disegno e l’economia del vecchio continente.
A meno che l’Ue non si pieghi ai voleri degli Stati Uniti. Perché Trump di fatto detta le regole. “Gli europei vogliono miliardi di euro da Apple, vogliono miliardi di euro da Google, che sono imprese statunitense”, sottolinea in relazione ai contenziosi aperti dalla Commissione europea. “Provo a essere costruttivo perché amo l’Europa e i suoi Stati, ma l’Europa tratta gli Stati Uniti ingiustamente”, scandisce. Un invito a cambiare rotta, se si vuole che la Casa Bianca cambi atteggiamento.
Lo dice apertamente, Trump. Uno dei grandi problemi degli Stati Uniti di oggi è il deficit nei confronti del resto del mondo. Un deficit che è commerciale, e quindi finanziario. Cita il Canada, sostenendo che si comprano troppi prodotti canadesi di cui “non abbiamo bisogno”, e lo stesso vale per il ‘made in Eu’. L’ospite d’onore del World Economic Forum vuole riequilibrare flussi economico-commerciali, solo a favore del suo Paese.