Bruxelles – La transizione sostenibile alla fine la fanno Cina e India. Non tanto con le loro politiche, quanto con i loro istituti di credito. Perché a ben vedere “molte delle tecnologie pulite sono finanziate da banche non occidentali“, denuncia la vicepresidente esecutiva della Commissione europea responsabile per la Transizione pulita, Teresa Ribera, al World Economic Forum di Davos. Vuol dire che gli investimenti che contano, in termini di clean-tech e soluzioni eco-tech, non si fanno in Europa e ancora meno oltre Atlantico.
Il campanello d’allarme che lancia Ribera sta qui, con l’invito a “creare piattaforme collaborative” utili a finanziare quelle nuove soluzioni utili alla transizione soprattutto in zone del mondo dove parchi eolici o parchi fotovoltaici possono rappresentare la soluzione a prova di futuro. “Africa e sud America hanno grandi aspettative” insieme a grandi potenzialità, sottolinea Ribera. Peccato che in Africa la battaglia tra fonti tradizionali ad alto impatto climatico e forte impronta di CO2 ed energia pulita da fonti rinnovabili è già cominciata.
“Da quando sono stati firmati gli accordi di Parigi sul clima le 60 principali banche mondiali hanno speso 6,9 trilioni di dollari in fonti fossili”, denuncia Al Gore, ex vicepresidente degli Stati Uniti e una delle voci più note in materia di ambientalismo. “La lobby delle fonti fossili sta spendendo” massicciamente, e il risultato è che “l’Africa stra costruendo oleodotti” in barba alle ambizioni di una green economy rimessa in discussione.
L’Europa del Green Deal rischia di perdere la corsa alla transizione pulita per colpa del settore bancario. Servirà una forte spinta per modificare il portafoglio di attività degli istituti di credito. Da questo punto di vista l’Ue ha un ‘piccolo’ valore aggiunto: da una parta la Banca centrale europea che inizia a porre le questioni legate ai cambiamenti climatici al centro della propria agenda, e quindi ai propri prestiti all’eurosistema, e dall’altra parte la Banca europea per gli investimenti (Bei), decisa a finanziare la sostenibilità, sempre che le nuove necessità di stimolare l’industria della difesa non ridisegnino le nature dei prestiti Bei. Per ora però tutto non è nelle mani degli occidentali. La transizione la finanziano cinesi e indiani.