“E’ semplicemente una scelta di buonsenso”. Questa frase risuona spesso nei discorsi e negli annunci del presidente statunitense Donald Trump. Non esce solo dalla sue labbra, molti leader di destra la usano, ma quando la usa lui gli effetti possono essere planetari.
A parte il discorso, fatto tante e tante volte, sul fatto che di cose “semplici” nella politica, in particolare nella politica estera, ce ne sono poche, forse nessuna, e già questo atteggiamento è una ragione di preoccupazione, quel che mi spaventa di più è questa parola “buonsenso”, che, secondo la Treccani, è la “capacità naturale, istintiva, di giudicare rettamente, …”. Ecco, in politica non è così, è invece uno strumento verbale populista per dimostrare ai cittadini che la scelta fatta è ragionevole, è lo è in modo palmare, indiscutibile, evidente a tutti, tranne a quelli (i cattivi maestri) che hanno governato prima e a quelli che non sono d’accordo.
Il problema è che il “buonsenso” non va sempre dalla stessa parte, in questo campo. Lo si riempie invece di significati sempre diversi, che diventano spesso oscuri, ma essendo di “buonsenso” non hanno neanche bisogno di essere spiegati. Ad esempio, fermare una guerra è evidentemente una cosa di buonsenso, ma come la fermi no, ci sono mille modi per far tacere le armi e dunque mille prezzi per i cittadini coinvolti.
Usando la parola “buonsenso” Trump ha convinto gli statunitensi che è necessario fare l’America grande “di nuovo”. Ma cosa vuol dire in un Paese che ha una bassa inflazione, bassissima disoccupazione, ha anche l’indipendenza energetica e la moneta più forte del Mondo intero, e ha circa un quarto del Pil mondiale? Un capo di governo può, legittimamente lavorare a far crescere il proprio Paese, è anzi un suo dovere, è una cosa di “buonsenso”, ma anche qui, se racconti ai tuoi cittadini che le cose vanno male ed hai, come ha Trump, un grande appeal, loro ci credono e pensano di vivere in un Paese in declino. Ora, è evidente, non tutti negli Usa fanno la bella vita, ma dire che il Paese è in crisi non è dire la verità, è stravolgere il “buonsenso”.
Se gli Usa sono arrivati lì dove sono non è stato per caso, è stato perché decine di presidenti prima di Trump hanno saputo guidare il Paese verso un obiettivo di leadership mondiale che è stato condiviso dai cittadini. Ma lo hanno fatto affrontando le difficoltà e le sfide reali che avevano davanti, non creando situazioni immaginarie che avrebbero portato ad effetti contrari a quelli avuti. Ricordo ad esempio l’ultimo discorso di Ronald Reagan da presidente, quando spiegava che grazie ai “nuovi americani”, cioè gli immigrati, gli Usa sarebbero rimasti i leader del Mondo, e che questa è la grande forza del Paese. “Grazie a questo – continuava – noi continuiamo a rinnovare ed arricchire la nostra nazione”, e ammoniva infine: “Se chiuderemo le porte ai nuovi americani la nostra leadership nel mondo sarà presto perduta”. Ecco, Reagan non era un uomo di sinistra, neanche di centro, era di destra, ma si rendeva conto che le questioni sono complesse, che non è “buonsenso” fermare gli immigrati per liberare posti di lavoro o por fine alla piccola criminalità. Sapeva ce è una questione di gestione, complessa, ma che andava fatta per il bene del Paese.
Ecco, il “buonsenso” non esiste, esistono scelte utili o no, scelte giuste e scelte sbagliate, ma sono sempre scelte complesse, in politica non si deve abbagliare, si deve guidare.