Bruxelles – Secondo i dati della Commissione europea, nel 2022 sarebbero state individuate 10.093 vittime di tratta di esseri umani nell’Ue. In aumento del 41 per cento rispetto alle 7.155 dell’anno precedente, e il numero più alto dal 2013. Di queste, più di sei su dieci (il 65 per cento) sono donne e ragazze vittime di sfruttamento sessuale.
L’esecutivo Ue ha pubblicato ieri (20 gennaio) la quinta relazione sui progressi compiuti nell’Ue nella lotta alla tratta di esseri umani. Il rapporto viene pubblicato ogni due anni: la quinta edizione forniva quindi un’analisi delle statistiche per il periodo 2021-2022. Nel biennio di riferimento, le vittime di tratta registrate nell’Ue sono state 12.248, il 20,5 per cento in più rispetto al periodo 2019-20. Un aumento che Bruxelles riconduce “probabilmente” ai maggiori sforzi profusi da diverse agenzie negli Stati membri, che permettono in definitiva di individuare più vittime. Ma il numero reale potrebbe essere “di gran lunga superiore”, perché molte persone che finiscono nella rete della tratta non vengono più individuate.
La maggior parte delle vittime sono cittadini extracomunitari (il 54 per cento), contro il 46 per cento di cittadini dell’Ue. Per quanto riguarda i cittadini europei, le prime cinque nazionalità per numero di vittime sono state la rumena, la francese, l’italiana, la bulgara e la polacca. Tra chi è stato trascinato in Europa per essere sfruttato, o è cascato nella rete dopo il suo arrivo, ci sono soprattutto cittadini nigeriani, ucraini, marocchini, colombiani e cinesi.
La fotografia della Commissione europea conferma un’altra dimensione, quella di genere. Nel biennio 2021-22, il 65 per cento di tutte le vittime nell’Ue era costituito da donne e ragazze. La tratta per sfruttamento sessuale continua a essere la forma di sfruttamento più diffusa nell’Ue, con il 49 per cento delle vittime, di cui più di nove su dieci (il 92 per cento) sono di sesso femminile. È aumentato vertiginosamente – del 51 per cento rispetto al 2019-20 – il numero di vittime di sfruttamento lavorativo, prevalentemente uomini (il 70 per cento del totale).
La tratta di minori, nonostante il numero di vittime sia diminuito del 3 per cento, rappresenta ancora il 19 per cento di tutte le vittime di tratta nell’Ue. Altre forme di sfruttamento, come la criminalità forzata e l’accattonaggio forzato, rappresentano il 14 per cento di tutte le vittime.
Secondo l’analisi della Commissione europea, “nonostante i progressi nel quadro giuridico, politico e operativo, persistono diverse sfide, tra cui il basso numero di azioni penali e condanne, le difficoltà nella raccolta delle prove e la crescente presenza online di vittime e trafficanti“. Emergono per altro “nuove sfide”, tra cui “nuove forme di sfruttamento e il legame con organizzazioni criminali di alto livello”. L’Ue ha recentemente adottato – nel luglio 2024 – una revisione della Direttiva anti-tratta, che risaliva al 2011. Le modifiche apportate alla legge hanno introdotto norme più severe, maggiori strumenti alle autorità pubbliche per indagare e perseguire i reati e un migliore sostegno alle vittime.