Dall’inviato a Strasburgo – Una serie di incontri di alto livello per fissare le priorità del Made in Italy nell’agenda di Bruxelles. Per illustrare ai commissari di Ursula von der Leyen i documenti strategici con cui Roma cerca di ritagliarsi un ruolo da protagonista nel rilancio della competitività europea. Nel suo blitz di oggi (21 gennaio) al Parlamento europeo di Strasburgo, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha incontrato due vicepresidenti esecutivi della Commissione Ue, Henna Virkkunen e Raffaele Fitto, i commissari Andrius Kubilius e Olivér Várhelyi, e la presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola.
Dalle nuove frontiere della tecnologia e dell’industria, dall’intelligenza artificiale ai chip e alla microelettronica, dall’industria dello spazio e della difesa alla farmaceutica. I dossier nella valigetta del ministro erano tanti, tutti i settori “su cui si decidono lo sviluppo e la competitività dell’industria europea e su cui l’Italia vuole rivestire grande importanza, perché sono i settori su cui si può sviluppare il Made in Italy“, ha affermato Urso a margine degli incontri. Sei documenti, già presentati alle altre capitali o in dirittura d’arrivo: sulla semplificazione, sull’automotive, sul Cbam e l’industria energivora, sull’industria chimica, sull’aggiornamento delle politiche sui chip e la microelettronica, sulla politica spaziale europea.
Ma guardando lo stato di salute zoppicante dell’industria manifatturiera europea, spicca un settore in profonda crisi: l’automotive. Il momento è decisivo: tra poco più di una settimana, il 30 gennaio, comincerà il Dialogo strategico per l’auto, promesso da von der Leyen per rispondere alle preoccupazioni delle imprese. In vista di tale appuntamento, Urso ha ribadito a Virkkunen – come già aveva fatto pochi giorni fa a Roma con il vicepresidente esecutivo Ue per l’Industria, Stéphane Séjourné – i punti fermi per l’Italia: lo spostamento dal 2026 al 2025 della revisione del regolamento Ue sulle emissioni di CO2 degli autoveicoli, che impone lo stop ai motori endotermici entro il 2035, e l’inserimento dei biofuels nella lista delle alternative pulite, insieme a motore elettrico e carburanti sintetici. In linea con il principio di neutralità tecnologica, “senza paraocchi ideologici”. Sulla possibilità di anticipare di un anno la revisione legislativa, la Commissione europea ha finora chiuso la porta.
“Noi pensiamo che la neutralità tecnologica sia l’affermazione più corrispondente ai principi e ai valori su cui si è fondata l’Ue, che a differenza di altri contesti politici, pensiamo all’Unione sovietica, non impone una tecnologia ma la libertà nell’utilizzo di ogni tecnologia”, ha messo in chiaro Urso. Purché le tecnologie “rispettino l’obiettivo complessivo della sostenibilità ambientale”. Sulla crisi delle auto europee, già a fine settembre l’Italia ha presentato – insieme alla Germania – un non paper (un documento informale) per chiedere a Bruxelles un nuovo piano europeo, con “incentivi e risorse comuni sia sul fronte degli investimenti tecnologici delle imprese sia sul fronte della domanda”, ha spiegato il ministro.
Un piano reso ancora più urgente, secondo Urso, alla luce dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, “che alza l’asticella della competitività in Europa e ci impone una analoga velocità di decisione nel rivedere il percorso del Green deal”. E la sua trasformazione in quello che il von der Leyen bis ha già rinominato “Clean industrial deal”. Secondo Urso, la presidenza Trump negli Usa “è una grande opportunità per l’Europa“, costretta dall’aggressività del tycoon a “rispondere con altrettanta assertività e con tempi estremamente veloci per colmare il gap che si è realizzato con altri continenti”.