Bruxelles – Dopo l’annuncio del Qatar dell’accordo raggiunto per un cessate il fuoco a Gaza e per il rilascio degli ostaggi israeliani, l’Ue – mera spettatrice del negoziato – ha applaudito per una svolta capace di “portare speranza a un’intera regione”. Ma oggi (16 gennaio) le buone notizie tardano ad arrivare: Israele non ha ancora approvato formalmente la tregua e Benjamin Netanyahu ha accusato Hamas di aver ritrattato alcuni dettagli dell’accordo. Nel frattempo, le autorità di Gaza denunciano almeno 70 vittime in nuovi bombardamenti dell’aviazione israeliana.
Dopo settimane di negoziati intensi a Doha e le pressioni del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, su Netanyahu, ieri sera Israele e Hamas hanno raggiunto l’accordo su un piano in tre fasi – in linea con quello proposto dall’amministrazione Biden diversi mesi fa – per mettere fine alla guerra a Gaza. “Entrambe le parti dovrebbero impegnarsi totalmente in tutte e tre le frasi per evitare ulteriori spargimenti di sangue e un’escalation nella regione”, ha annunciato lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, primo ministro del Qatar. L’accordo metterebbe in pausa un conflitto lungo 15 mesi e che, dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre 2023 e l’uccisione di 1200 tra militari e civili israeliani, ha innescato la feroce risposta di Tel Aviv, responsabile della morte di almeno 46 mila abitanti della Striscia di Gaza.
In una nota, Netanyahu ha ringraziato personalmente Trump “per il suo aiuto nell’ottenere il rilascio degli ostaggi”. L’ufficio del primo ministro israeliano ha reso nota anche una telefonata con il presidente americano uscente, Joe Biden. Trump ha immediatamente rivendicato il successo, che “poteva avvenire solo come risultato della nostra storica vittoria di novembre”. Biden ha subito ridimensionato, parlando di un “gioco di squadra”.
I leader delle istituzioni Ue hanno affidato la propria reazione ai propri account X. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha chiesto a entrambe le parti di “attuare pienamente questo accordo, come trampolino di lancio verso una stabilità duratura nella regione e una risoluzione diplomatica del conflitto”. Un “importante e positivo passo avanti verso la fine della violenza”, ha commentato l’Alto rappresentante per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, mentre il presidente del Consiglio europeo, António Costa, ha ribadito l’impegno di Bruxelles “per una pace globale, giusta e duratura basata sulla soluzione dei due Stati”. La Commissione europea ha immediatamente annunciato un nuovo pacchetto da 120 milioni di euro di assistenza umanitaria per la popolazione di Gaza “alla luce dei recenti sviluppi”.
I welcome the ceasefire and hostage release deal reached today.
I hope this deal brings the suffering of civilians to an end and that those in captivity can be reunited with their loved ones.
It should allow for immediate access to much-needed humanitarian relief and create…
— António Costa (@eucopresident) January 15, 2025
Secondo i termini dell’accordo, durante la prima fase tutti i combattimenti dovrebbero cessare e le forze israeliane ritirarsi dalle città di Gaza in una zona cuscinetto lungo il confine della Striscia. Già domenica sarebbe previsto il primo rilascio di 33 ostaggi israeliani nelle mani di Hamas dallo 7 ottobre 2023, in cambio della liberazione di diverse centinaia di cittadini palestinesi detenuti da Israele. Secondo l’Associated Press, per ogni ostaggio liberato da Hamas Israele rilascerà 30 palestinesi. “I bambini, le donne, comprese le soldatesse, e gli ultracinquantenni saranno liberati per primi”, ha spiegato lo sceicco qatarino.
Sempre in questa prima fase, della durata di 42 giorni (sei settimane), i quasi due milioni di sfollati a Gaza sarebbero finalmente autorizzati a muoversi liberamente dal Nord al Sud del territorio, che Israele ha tagliato a metà con un corridoio militare. Dovrebbe inoltre essere garantito l’ingresso nell’enclave di un maggiore flusso di aiuti umanitari. Nella seconda fase, Hamas dovrebbe concludere la liberazione di tutti gli ostaggi ancora in vita, in cambio del rimpatrio del numero di prigionieri palestinesi stabilito dall’accordo. A quel punto, le truppe israeliane dovrebbero ritirarsi completamente dalla Striscia di Gaza, ma i dettagli di questo passaggio delicato potrebbero essere soggetti a ulteriori negoziati previsti dopo 16 giorni dall’inizio della tregua. La terza fase riguarderebbe lo scambio dei corpi degli ostaggi deceduti e dei membri di Hamas prigionieri in Israele e l’avvio di un piano di ricostruzione di Gaza, mentre gli accordi per la futura amministrazione della Striscia non sono stati definiti.
Nonostante la gioia esplosa in diversi centri della Striscia, già nella tarda serata di ieri – dopo l’annuncio dell’accordo – sono state registrate 32 nuove vittime degli attacchi israeliani. E gli attacchi sono proseguiti nelle prime ore di giovedì e finora, nella giornata di oggi, le autorità di Gaza hanno denunciato la morte di 72 cittadini palestinesi. A Rafah, a Nuseirat e nel nord di Gaza. Israele non ha segnalato lanci di razzi da parte di Hamas nelle ore successive all’annuncio dell’intesa.
Ma soprattutto, la riunione del gabinetto di sicurezza del governo israeliano prevista per questa mattina, durante la quale dovrebbe essere approvato formalmente l’accordo, è stata rinviata da Netanyahu. L’ufficio del premier ha accusato Hamas di aver “rinnegato parti dell’accordo” nel tentativo di “estorcere concessioni dell’ultimo minuto”. Netanyahu ha annunciato che non riunirà i suoi ministri “finché i mediatori non comunicheranno a Israele che Hamas ha accettato tutti gli elementi dell’accordo”. Da parte sua, Hamas ha negato fermamente di aver compiuto marce indietro su quanto deciso ieri. Secondo le ricostruzioni dei media israeliani, Netanyahu sarebbe nuovamente ostaggio del ministro delle Finanze, leader del movimento di estrema destra Sionismo religioso, Bezalel Smotrich, che starebbe minacciando (come già lo scorso maggio di fronte al piano di Biden) di far saltare il governo se venisse confermato stop alle ostilità a Gaza.