Bruxelles – Il 3 febbraio, nell’elegante scenografia del castello di Limont, a metà strada tra Bruxelles e Liegi, i capi di stato e di governo dell’Ue si incontreranno per un primo “ritiro informale” – il nuovo format voluto da António Costa per permettere ai leader di discutere senza la pressione di dover concordare conclusioni vincolanti – a tema difesa europea. “L’Europa deve assumersi una maggiore responsabilità per la propria difesa“, ha scritto chiaramente il presidente del Consiglio europeo nella lettera d’invito ai colleghi dai 27 Paesi membri.
Il ritorno di una “guerra ad alta intensità nel nostro continente”, gli attacchi ibridi e informatici contro le infrastrutture critiche dei Paesi membri, senza dimenticare la drammatica ed esplosiva situazione in Medio Oriente: l’Ue non può più dormire sonni tranquilli e il nuovo imperativo a Bruxelles è aumentare le proprie capacità di difesa. L’obiettivo della riunione sarà “fornire indicazioni alla Commissione e all’Alto Rappresentante per la preparazione di un libro bianco sul futuro della difesa europea, che riguarderà le iniziative di difesa congiunte e le risorse necessarie per svilupparle”, ha indicato Costa.
Le parole chiave, per il leader Ue, sono due: “responsabilità” e “cooperazione”. L’Ue deve diventare “più resiliente, più efficiente, più autonoma e un attore della sicurezza e della difesa più affidabile”, e nonostante l’aumento generalizzato delle spese nazionali per la difesa, “sono necessari ulteriori investimenti sostanziali” nel settore. Come sintetizzato già dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, non basta però spendere di più: bisogna spendere meglio. Per Costa questo significa riconoscere “l’interesse comune a cooperare più strettamente a livello europeo per massimizzare le economie di scala e ridurre i costi, garantire l’interoperabilità, assicurare una domanda stabile e a lungo termine ed evitare duplicazioni”.
Il tema è delicato, soprattutto in un momento storico in cui sul vecchio continente soffia forte il vento sovranista che vuole ridare forza e centralità agli Stati, a danno di qualsiasi maggiore integrazione tra i Paesi membri. Il socialista portoghese lo sa e vola basso, individuando le questioni fondamentali su cui concentrare il dibattito del 3 febbraio: “Siamo d’accordo a spendere di più e meglio insieme?“, chiede ai capi di stato e di governo nella lettera d’invito al ritiro di Limont. E poi prova ad andare un po’ oltre, ipotizzando “ulteriori opzioni comuni” da prendere in considerazione “alla luce del considerevole fabbisogno finanziario”.
Il grande assente nella lettera d’invito di Costa è Donald Trump, scheggia impazzita in procinto di tornare alla guida della prima potenza militare mondiale. Il leader Ue, sposando la cautela di Bruxelles nei confronti dell’alleato transatlantico, omette le minacce di Trump nei confronti di Groenlandia e Panama, e la richiesta del tycoon ai Paesi Nato di incrementare le spese militari fino al 5 per cento del Pil.
Costa ha chiesto man forte al capo dell’Alleanza Atlantica Rutte, ex premier olandese, invitandolo a unirsi ai leader Ue per un pranzo di lavoro. “Questo ci offrirà un’opportunità tempestiva per discutere le questioni più urgenti legate alla difesa, in particolare il nostro sostegno all’Ucraina e la cooperazione Ue-Nato”, ha spiegato ai colleghi. E ha inoltrato l’invito a Keir Starmer, il primo ministro britannico, perché il Regno Unito resta “un partner fondamentale per l’Unione europea, in particolare nel campo della difesa”.