Bruxelles – A un mese dal crollo del regime di Assad, l’Ue ha aperto ad una revisione del regime di sanzioni alla Siria. Quanto meno ad un suo “allentamento”, il termine utilizzato dall’Alta rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, a margine del vertice di Riad con i Paesi della regione, del Golfo e dell’Ue, che ha visto la partecipazione del ministro degli Esteri del governo di transizione di Damasco. Ad insistere per lo stop alle misure restrittive, in prima linea ci sono Berlino, Parigi e Roma. Non a caso, le tre capitali europee che hanno già incontrato a Damasco la nuova leadership siriana.
Spezzare il giogo imposto al regime siriano già nel 2011 è fondamentale per permettere al tessuto socio-economico del Paese, dilaniato dopo una guerra civile di quasi quindici anni, di riformarsi e innescare una spirale virtuosa. Finora, Bruxelles si è mossa con cautela, sottolineando – come ribadito ancora da Kallas a Riad – che il cambiamento della politica di sanzioni “deve avvenire a seguito di progressi tangibili in una transizione politica che rispecchi la Siria in tutta la sua diversità“.
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Le prime mosse del leader della milizia Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), Ahmed al-Sharaa, alias Abu Mohammad al-Jolani, sono incoraggianti. L’amnistia per i soldati dell’ex regime, gli incontri con gli esponenti delle comunità religiose e della società civile siriana, la volontà di sciogliere tutte le milizie (compresa HTS) e convocare una conferenza incaricata di redigere una nuova Costituzione. Ma al-Sharaa ha anche dichiarato che potrebbero volerci quattro anni prima di indire elezioni nel Paese.
All’incontro sulla Siria in Arabia Saudita, il terzo dopo il vertice tra Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Unione europea a Roma e quello di Aqaba di metà dicembre, la discussione sulle sanzioni era sul tavolo. Il padrone di casa e ministro degli Esteri saudita, il principe Faisal bin Farhan, ha rivolto un appello alla comunità internazionale affinché vengano revocate le sanzioni unilaterali e internazionali imposte alla Siria, evidenziando come queste ostacolino il processo di ricostruzione del Paese e aggravino in definitiva le condizioni di vita della popolazione siriana. Washington ha già aperto la strada, allargando la lista di attività e transazioni consentite in Siria per una periodo temporaneo di sei mesi.
A Riad, Kallas ha avuto il primo incontro bilaterale con il ministro degli Esteri siriano, Asaad Hassan al-Shibani: “Ora è il momento che la nuova leadership siriana realizzi la speranza che ha creato, attraverso una transizione pacifica e inclusiva che protegga tutte le minoranze. Successivamente, discuteremo con i ministri degli Esteri dell’Ue su come allentare le sanzioni“, ha scritto in un post su X a margine della conversazione con al-Shibani. Una posizione ribadita oggi (13 gennaio) dal portavoce del Servizio europeo di Azione esterna (Eeas), Anouar El Anouni: “I ministri degli Esteri prenderanno in considerazione la possibilità di alleggerire le sanzioni sulla Siria quando si riuniranno a Bruxelles”, ha dichiarato durante un briefing con la stampa. Il prossimo Consiglio Affari Esteri è fissato per lunedì 27 gennaio.
I had a first meeting with Asaad Hassan al-Shibani.
Now is the time for Syria’s new leadership to deliver on the hope they have created – through a peaceful & inclusive transition that protects all minorities
Next, we will discuss with EU Foreign Ministers how to ease sanctions pic.twitter.com/3yD6N9U9uP
— Kaja Kallas (@kajakallas) January 12, 2025
A fare pressing su Kallas, una lettera firmata da Germania, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Finlandia e Danimarca, con cui i 6 Paesi Ue hanno chiesto a Bruxelles di riconsiderare la sua politica di sanzioni “alla luce della caduta del regime repressivo di Assad, che era l’obiettivo delle nostre misure restrittive”. Nel documento inviato il 10 gennaio al capo della diplomazia europea, Berlino, Parigi, L’Aia, Madrid, Helsinki e Copenaghen hanno insistito per “adeguare immediatamente” il regime di sanzioni “per incoraggiare una transizione pacifica, migliorare le condizioni per gli aiuti umanitari, il recupero e la ricostruzione delle infrastrutture essenziali e facilitare così il ritorno degli sfollati siriani nel loro Paese d’origine”.
A loro avviso, “come primo gesto verso il popolo siriano”, alcune misure dovrebbero essere sospese senza precondizioni. Tra queste, le sanzioni contro la Syrian Arab Airlines e l’esportazione di carburante per aerei in Siria. Le sei capitali Ue hanno chiesto inoltre di rivalutare le sanzioni sui beni di lusso, di revocare il divieto si esportazione di tecnologie per petrolio e gas, così come le restrizioni alle esportazioni, alla partecipazione e al finanziamento di progetti infrastrutturali. In linea con la decisione americana, anche le delegazioni Ue hanno proposto una sorta di meccanismo di sospensione temporanea, in cui le misure “potrebbero essere reimposte in qualsiasi momento se la situazione sul campo dovesse contraddire le nostre aspettative nei confronti della nuova leadership siriana”.
Di qui la proposta di una moratoria sulle sanzioni, almeno le più rilevanti, per un periodo di sei mesi o più, con la possibilità di reintrodurle se Damasco tradisse le aspettative democratiche della comunità internazionale. Rispetto alla missione franco-tedesca, la visita di Tajani era inquadrata anche nell’ambito delle relazioni bilaterali con la nuova Siria. “Vogliamo rilanciare la cooperazione tra Italia e Siria e siamo pronti a farlo in settori cruciali come energia, agricoltura e salute”, ha annunciato il ministro. Per farlo, il punto di partenza è sempre lo stesso: rivedere il duro regime di sanzioni ancora in vigore.