Bruxelles – Pandemia e ripresa post-pandemica, ovvero quando il COVID è ancora molto, troppo presente. Talmente ancora attuale che all’interno dell’Unione europea “c‘è bisogno di cure pediatriche Long COVID per bambini e adolescenti”, riconosce Oliver Varhely, commissario per la Salute, nella risposta all’interrogazione parlamentare a firma Lynn Boylan (la Sinistra). Un’affermazione accende una volta di più un problema su cui la Commissione europea ha iniziato a lavorare già nella scorsa legislatura, con l’avvio di un apposito programma per studiare gli effetti secondari della crisi sanitaria che ha investito Unione europea e non solo.
L’attuale esecutivo comunitario non intende fare marcia indietro rispetto al precedente collegio. Anche se salute e sanità restano competenze esclusive nazionali, la necessità di cure pediatriche di Long COVID per minori è una questione su cui il team von der Leyen si impegna a “garantire che sia adeguatamente preso in considerazione e discusso” in tutte le sedi e i consessi dedicati alla cura del Coronavirus, assicura ancora Varhely. Questo perché “la Commissione riconosce le significative conseguenze mediche e socio-economiche del Long COVID e rimane impegnata a sostenere risposte efficaci in queste aree”.
Il problema di fondo, lascia intendere il commissario per la Salute, è che si sa ancora poco o comunque non si ha ancora il quadro completo e chiaro della situazione, tanto è vero che la Commissione europea “promuove la ricerca pertinente sul Long COVID”, segno che si cercano ancora informazioni utili a promuovere “politiche adeguate di salute pubblica”.
La Commissione, continua ancora Varhely, intende promuovere linee guida così da permettere a livello comunitario una sola condotta nel trattamento di un fenomeno di cui si sa ancora poco. Non a caso si continua a incoraggiare lo scambio di informazioni tra Stati membri, la raccolta di testimonianze dei pazienti e la diffusione dei risultati delle ricerche medico-scientifiche.