Bruxelles – Elon Musk e la Commissione europea sono in rotta di collisione. Lo scontro tra Bruxelles e il ricchissimo imprenditore sudafricano naturalizzato statunitense – e futuro collaboratore dell’amministrazione Trump – sembra inevitabile, nonostante la cautela con cui l’esecutivo Ue sta rispondendo ai sempre più frequenti attacchi del proprietario di X alle politiche del vecchio continente. La resa dei conti potrebbe avvenire in occasione delle elezioni in Germania del prossimo 23 febbraio: Musk ha già mobilitato la sua piattaforma social per sostenere l’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD), noncurante degli obblighi previsti dalla legge europea sui servizi digitali (Dsa).
A dire il vero, sull’ex Twitter è già stato aperto un procedimento formale nel dicembre dello scorso anno, tra le altre cose per “sospette violazioni in aree relative alla gestione dei rischi, al discorso civico e ai processi elettorali”. E nell’ultimo periodo, coincidente con la sua ‘discesa in campo’ a fianco di Trump, l’amministratore delegato di Tesla e fondatore di SpaceX è entrato diverse volte in gamba tesa su quanto accade a Bruxelles o nei Paesi membri, arrivando a definire la Commissione europea un organo ‘antidemocratico’. O attaccando i magistrati italiani responsabili di aver bloccato il trasferimento di persone migranti nei centri voluti da Meloni in Albania. Ancora ieri, su queste irruzioni di Musk nella politica interna di diverse capitali Ue, un portavoce della Commissione europea ha risposto: “Elon Musk può esprimere i suoi punti di vista sulla politica europea, è un suo diritto nel quadro della libertà di parola, che è alla base del Digital Service Act (Dsa)”.
Ora però, Musk ha annunciato che giovedì 9 gennaio ospiterà un livestream su X con la leader dell’AfD, Alice Weidel, in vista dell’appuntamento elettorale in Germania. In linea di principio “nulla lo vieta”, ha chiarito il portavoce Thomas Regnier. Ma la questione è “fino a che punto questo livestream sarà spinto o promosso. Ed è questo che la Commissione esaminerà”, ha avvertito ancora Regnier. Il Dsa impone infatti alle grandi piattaforme di analizzare e mitigare potenziali “rischi sistemici”. Relativi, ad esempio, ai processi elettorali e al discorso civico. In sostanza, il fattore determinante per stabilire se Musk avrà violato la legge europea è la misura in cui il l’appuntamento in streaming con la leader dell’estrema destra tedesca verrà promosso dall’algoritmo di X. In una lettera preoccupata indirizzata alla vicepresidente esecutiva della Commissione europea, Henna Virkkunen, l’europarlamentare tedesco Damien Boeselager ha evidenziato il rischio che Musk “abbia inserito un moltiplicatore nel codice X” che gli permetterebbe di amplificare in modo sproporzionato i propri contenuti sulla piattaforma di sua proprietà.
Se così fosse, il livestream con Weidel “potrebbe benissimo diventare parte dell’indagine in corso su X”, ha proseguito il portavoce della Commissione europea. Non è comunque un buon punto di partenza in vista della tavola rotonda prevista il prossimo 24 gennaio che riunirà i servizi della Commissione, i coordinatori dei servizi digitali tedeschi, le organizzazioni della società civile e le grandi piattaforme online, tra cui X, “per discutere dei rischi in vista di tali elezioni”. L’atteggiamento di Bruxelles di fronte agli sforzi del patron di X di destabilizzare le democrazie europee rimane attendista, come emerso chiaramente dal commento della portavoce capo dell’esecutivo Ue, Paula Pinho, secondo cui “più ne parliamo (di Musk), più lo promuoviamo“. La cautela della Commissione è spiegata dalla “scelta politica di non alimentare il dibattito per ora”, ha spiegato ancora oggi Pinho.
Chi ne ha parlato apertamente – senza tuttavia chiamarlo per nome – è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che durante una conferenza degli ambasciatori francesi ha dichiarato: “Dieci anni fa, se ci avessero detto che il proprietario di uno dei più grandi social network del mondo avrebbe sostenuto una nuova internazionale reazionaria e sarebbe intervenuto direttamente nelle elezioni, anche in Germania, chi l’avrebbe immaginato? Questo è il mondo in cui viviamo e in cui dobbiamo essere diplomatici”. Mentre il primo ministro laburista inglese, Keir Starmer, ha condannato i duri attacchi a lui e al governo da parte di Musk, chiamandole “bugie e disinformazione”.
Il problema, a brevissimo, rischia di spostarsi sul piano diplomatico, perché Musk diverrà capo di un nuovo ente con compiti di consulenza riguardo al taglio delle spese delle agenzie federali nella futura amministrazione Trump. Interlocutrice privilegiata della coppia Trump-Musk è già la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni, che ha dovuto smentire le notizie apparse sulla stampa internazionale relative all’imminente firma di un accordo da 1,5 miliardi di euro con SpaceX per l’utilizzo del sistema di comunicazione satellitare Starlink. Su cui la Commissione europea, ancora, ha preferito non commentare. “Non abbiamo ricevuto alcuna informazione in merito. L’Italia è uno Stato sovrano e può concludere accordi di questo tipo”, ha glissato un portavoce di Bruxelles.