Bruxelles – In Austria potrebbe presto insediarsi un primo ministro di estrema destra, dopo che in oltre tre mesi i partiti tradizionali non sono riusciti a trovare una quadra per mettere insieme un esecutivo di coalizione. Così, il leader dell’ultradestra filorussa e anti-migranti Herbert Kickl è stato incaricato di formare il prossimo governo dal presidente della Repubblica. Se ci riuscirà, sarà la prima volta che a Vienna comanderà la destra radicale dalla Seconda guerra mondiale.
Il buco nell’acqua dei partiti tradizionali
Dopo che alle elezioni dello scorso 29 settembre aveva stravinto il Partito della libertà austriaco (Fpö), la formazione di estrema destra populista ed euroscettica nata sulle ceneri del nazismo e guidata da Herbert Kickl, il presidente della Repubblica Alexander Van der Bellen aveva incaricato il cancelliere uscente Karl Nehammer di avviare i colloqui per la formazione di un governo.
Ma i negoziati che Nehammer, leader del Partito popolare (Övp) attualmente al potere con i Verdi, aveva così intavolato con il Partito socialdemocratico (Spö) e i liberali di Neos per tenere fuori l’ultradestra dalle stanze dei bottoni sono durati poco più di tre mesi, fino a quando lo scorso 3 gennaio i centristi si sono chiamati fuori dalle trattative citando disaccordi inconciliabili con i potenziali partner di una coalizione a tre.
A quel punto, conservatori e socialisti hanno continuato a negoziare ma, alla fine, Nehammer ha annunciato lo scorso 4 gennaio che non era possibile concordare un programma comune. Contestualmente, il cancelliere uscente ha annunciato le sue imminenti dimissioni da leader dell’Övp e da capo del governo subalpino.
L’estrema destra al governo
Dati i numeri del Nationalrat, la camera bassa del legislativo austriaco (dove l’Fpö detiene 57 dei 183 seggi totali, l’Övp 51, l’Spö 41, Neos 18 e i Verdi 16), al capo dello Stato non è rimasta altra opzione se non affidare a Kickl un mandato esplorativo per creare un esecutivo. Che, in caso di successo, sarebbe il primo guidato dall’ultradestra etnonazionalista dal 1945.
Così, Van der Bellen ha incontrato ieri (6 gennaio) il leader dell’Fpö, per il quale l’unica strada percorribile è un’alleanza con i Popolari. Non sarebbe la prima volta che i due partiti governano insieme, ma non esiste un precedente nella storia moderna dell’Austria in cui la cancelleria è nelle mani di un partito post-nazista, dato che in entrambe le occasioni in cui l’Fpö è stata al governo (nel 2000 e nel 2017) è stata il partner minore della coalizione con i conservatori.
Statement zum Regierungsbildungsauftrag an Herbert Kickl. pic.twitter.com/PSOketndHI
— Alexander Van der Bellen (@vanderbellen) January 6, 2025
Secondo il presidente della Repubblica, Kickl “ha la fiducia necessaria per trovare soluzioni praticabili nell’ambito dei negoziati di governo e vuole assumersi questa responsabilità“. Ora bisogna vedere come andranno i colloqui con l’Övp orfana di Nehammer (che su alcuni punti non ha posizioni troppo distanti dall’Fpö, a cominciare dalla migrazione), ma se non si dovesse raggiungere un accordo l’unica opzione sarà quella delle urne anticipate. Un’opzione che l’ultradestra vede con favore, visto che i più recenti sondaggi la danno in ulteriore crescita, intorno al 35 per cento dei consensi.
Chiunque sarà alla guida del prossimo esecutivo dovrà comunque sobbarcarsi la difficile impresa di mettere in sicurezza i conti pubblici: l’Austria è in recessione da un paio d’anni e rischia una procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo da parte di Bruxelles, visto che il suo rapporto deficit/Pil è al 3,7 per cento (le regole europee fissano il tetto al 3 per cento).
Le posizioni dell’Fpö
Kickl, che all’Eurocamera è alleato con Matteo Salvini, Viktor Orbán, Marine Le Pen e Geert Wilders nei Patrioti per l’Europa (PfE), è una figura decisamente controversa, non avendo mai celato le sue simpatie per il passato nazionalsocialista della Repubblica austriaca, ad esempio utilizzando con disinvoltura l’espressione hitleriana Volkskanzler (“cancelliere del popolo”).
Dopo il cosiddetto Ibiza gate, lo scandalo che ha portato al collasso dell’esecutivo guidato dal cancelliere Sebastian Kurz e alle elezioni anticipate del 2019, Kickl – che all’epoca era ministro degli Interni – ha saputo intercettare un malcontento diffuso nella popolazione, battendo soprattutto su temi come l’esplosione del costo della vita, le conseguenze della guerra in Ucraina (oltre l’80 per cento del gas importato dall’estero da Vienna arriva dalla Russia, e l’Fpö sostiene la necessità di interrompere gli aiuti militari a Kiev e di bloccare le sanzioni contro il Cremlino), la crisi economica seguita alla pandemia e l’immigrazione.
In merito a quest’ultimo punto, il programma elettorale dell’Fpö alle elezioni dello scorso settembre si chiamava, anche qui ricalcando le parole della propaganda nazista durante la Seconda guerra mondiale, “Fortezza Austria” e auspicava l’introduzione di schemi di reimmigrazione, modellati su quelli dell’AfD tedesca, per espellere dal Paese gli “stranieri non invitati” e creare una “nazione omogenea“, cioè un etnostato bianco.