Bruxelles – I negoziati per la formazione di un governo in Austria sono giunti ad un binario morto. Venerdì (3 gennaio) il partito liberale Neos si è sfilato dalle trattative per la creazione di un esecutivo di coalizione a tre citando disaccordi con i conservatori e i socialisti, e lasciando in mano a queste due forze politiche il compito di tenere fuori dalle stanze dei bottoni l’estrema destra filorussa. Ma, numeri alla mano, la strada è tutta in salita.
Fumata nera a Vienna. Stamattina sono saltati i colloqui per dare al Paese un governo, iniziati dopo le elezioni dello scorso 29 settembre in cui l’estrema destra post-nazista, ultranazionalista e pro-Cremlino del Partito per la libertà (Fpö), guidato da Herbert Kickl, è arrivata prima con oltre il 29 per cento dei consensi, che si sono tradotti in 58 seggi (quasi un terzo dei 183 totali dell’Aula).
A staccare la spina ai negoziati, durati oltre tre mesi, è stato il partito liberale Neos, che coi suoi 17 eletti (8,1 per cento dei voti nelle urne) è la più piccola tra le forze politiche che stavano cercando di trovare la quadra per tenere in piedi il cordone sanitario contro l’Fpö: i Popolari dell’Övp – il partito da cui proviene il cancelliere uscente Karl Nehammer e che è al governo dell’Austria dal 1987 – e i Socialdemocratici dell’Spö.
Beate Meinl-Reisinger, la leader di Neos, ha giustificato la decisione sostenendo che non era possibile compiere ulteriori progressi nei colloqui con Övp ed Spö, dato che i tre partiti non erano riusciti a concordare un piano di “riforme fondamentali“. Uno dei punti di rottura, secondo i liberali, sarebbe stato l’indisponibilità dei propri interlocutori di riformare il sistema pensionistico nazionale innalzando l’età pensionabile.
Insieme, conservatori e socialisti possono contare su 92 deputati, cioè esattamente la soglia a cui è fissata la maggioranza assoluta nell’emiciclo. Un numero che non lascia ampio margine di manovra e che renderebbe l’azione di governo particolarmente complessa. A quanto dichiarato da Meinl-Reisinger, le trattative tra Övp ed Spö continuano, mentre Neos sarebbe comunque pronto a sostenere in Parlamento i provvedimenti su cui aveva già garantito l’appoggio in questi mesi.
Ma già nei momenti successivi all’uscita di scena dei liberali, il segretario dell’Övp Christian Stocker ha scaricato la colpa dell’interruzione dei negoziati sui potenziali alleati socialisti, bollando come “arretrata” la fazione più intransigente dell’Spö che non è stata aperta ad un compromesso con Neos.
I Popolari potrebbero ora sondare il terreno con i Verdi – con cui si trovano attualmente al governo – per sostituire i centristi come terza gamba dell’esecutivo. Ma non si può escludere nemmeno un ritorno alle urne, anche se un esito del genere avvantaggerebbe soprattutto l’estrema destra di Kickl, che alcuni sondaggi danno attualmente oltre il 35 per cento dei consensi.