Bruxelles – Da una settimana la sorte di Cecilia Sala continua a tenere con il fiato sospeso l’opinione pubblica italiana. E ora il caso della giornalista arrestata in Iran lo scorso 19 dicembre sta arrivando anche a Bruxelles, dove inizia a battere un primo colpo la diplomazia a dodici stelle. Nel frattempo, a Roma si è tenuto un vertice straordinario tra esponenti del governo per aggiornare la strategia dell’esecutivo dopo le ultime rivelazioni circa le condizioni, tutt’altro che dignitose, della detenzione di Sala a Teheran.
Come spesso accade in casi del genere, nei giorni scorsi si sono susseguite informazioni discordanti sulle reali condizioni in cui la giornalista italiana Cecilia Sala (collaboratrice del Foglio e di Chora Media) sarebbe detenuta nel carcere di Evin, a Teheran. Dopo le prime notizie, rilasciate lo scorso 27 dicembre, che parlavano di isolamento, il ministro degli Esteri Antonio Tajani si era affrettato a precisare che Sala non sarebbe stata in isolamento e che, nella sua “cella singola”, avrebbe ricevuto “un trattamento rispettoso della dignità della persona”.
Ma proprio ieri, nel primo giorno del nuovo anno, sono state diffuse dai media italiani altre rivelazioni fatte da amici dei familiari di Sala, secondo cui la giornalista si troverebbe effettivamente in isolamento e le sue condizioni di detenzione sarebbero severe: “Dormo per terra in cella e mi hanno tolto anche gli occhiali”, avrebbe confessato ai parenti. Il Corriere della Sera scrive che “nella cella lunga quanto lei sdraiata”, Sala dorme “su una coperta” e “ne ha un’altra per proteggersi dal freddo di Evin e congela”.
“Non vede nemmeno le guardie che la spiano e la controllano, perché le passano il cibo da una fessura della porta”, si legge ancora, e non avrebbe ricevuto i “generi di conforto” (tra cui un panettone, del cioccolato, delle sigarette, dei libri, una mascherina per gli occhi per dormire proteggendosi dalla luce accesa 24 ore su 24). “Fate presto“, avrebbe implorato Sala. Secondo le stesse fonti, la giornalista non riceve visite dal 27 dicembre, giorno in cui ha visto l’ambasciatrice italiana in Iran Paola Amadei e in cui la notizia del suo arresto è stata resa nota.
Così, alle 16 di oggi la premier Giorgia Meloni si è incontrata con lo stesso Tajani, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e i servizi d’intelligence per fare un punto sulla situazione e concordare la linea strategica da adottare nei confronti della Repubblica islamica. Al momento non è chiaro come l’esecutivo intenda coinvolgere le opposizioni parlamentari, che pure hanno chiesto di poter fornire il proprio contributo per una tempestiva ricomposizione della crisi.
In mattinata, l’ambasciatore iraniano a Roma Mohammad Reza Sabouri è stato convocato alla Farnesina per ricevere proteste formali da parte del governo. Il titolare degli Esteri ha scritto su X che l’esecutivo, “come dal primo giorno dell’arresto di Cecilia Sala, lavora incessantemente per riportarla a casa e pretendiamo che vengano rispettati tutti i suoi diritti”. Il governo italiano chiede agli ayatollah di rilasciare immediatamente Sala e di garantire nel frattempo “condizioni di detenzione dignitose“, nonché di assicurare alla giornalista la “piena assistenza consolare“, permettendo all’ambasciatrice Amadei “di visitarla e di fornirle i generi di conforto che finora le sono stati negati”.
Teheran sostiene, al contrario, che sta trattando con dignità e rispetto Sala. Il cui arresto appare però una mossa strumentale in un gioco diplomatico che punterebbe ad uno scambio di prigionieri. La giornalista non sarebbe stata fermata per qualche violazione specifica, ma semplicemente in quanto italiana e verrebbe rimessa in libertà solo a condizione del rilascio del cittadino iraniano Mohammad Abedini, arrestato all’aeroporto di Malpensa lo scorso 16 dicembre su richiesta degli Stati Uniti. Washington lo vorrebbe estradare perché lo ritengono responsabile, insieme al presunto complice Mohammad Sadeghi (già arrestato negli Usa), dell’esportazione verso la Repubblica islamica di componenti tecnologiche utilizzate nella fabbricazione di alcuni droni militari che hanno ucciso tre soldati statunitensi in Giordania nel gennaio 2024.
È del resto la stessa ambasciata iraniana a Roma a mettere sullo stesso piano Sala e Abedini: nell’incontro odierno, si legge in una comunicazione su X, “si è discusso e scambiato opinioni sul cittadino iraniano Mohammad Abedini, detenuto nel carcere di Milano con false accuse e della signora Cecilia Sala, cittadina italiana, detenuta in Iran per violazione delle leggi della Repubblica islamica“. In questo momento, Abedini è in carcere a Milano nell’attesa che le autorità giudiziarie si esprimano sulla richiesta di estradizione verso gli Stati Uniti.
Nel frattempo, ormai il caso Sala ha raggiunto anche Bruxelles. L’Alta rappresentante dell’Unione europea per la politica estera Kaja Kallas ha dichiarato oggi (2 gennaio) a Repubblica che “il giornalismo non è un reato” e che “nessuno dovrebbe essere detenuto per aver svolto il proprio lavoro”. “Chiedo il rilascio immediato della giornalista italiana Cecilia Sala arrestata in Iran“, ha ribadito il capo della diplomazia Ue, secondo la quale “ogni giornalista deve avere la libertà di riferire senza timore di arresto o persecuzione”: “Mentre il mondo è in subbuglio”, ha aggiunto, “il ruolo del giornalismo è più essenziale che mai“.
Una testimonianza di solidarietà è arrivata anche da Ilaria Salis, eurodeputata italiana eletta lo scorso giugno nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) mentre era detenuta in Ungheria in relazione a fatti (non ancora chiariti) che riguarderebbero una presunta aggressione a un militante di estrema destra. “Non posso fare a meno di ricordare il periodo in cui anch’io fui messa in isolamento in una prigione di un paese straniero, lontano da casa”, ha scritto Salis su X, osservando anche che “le condizioni degradanti e pericolose in cui è detenuta Cecilia nel carcere di Evin a Teheran sono persino peggiori di quelle che ho vissuto a Budapest“.
Di fronte a quanto sta accadendo alla giornalista Cecilia Sala, è indispensabile agire con determinazione, intelligenza ed efficacia. Occorre “fare in fretta”: dobbiamo riportare Cecilia a casa il prima possibile.
Non posso fare a meno di ricordare il periodo in cui anch’io fui… pic.twitter.com/QENpQnrz3d
— Ilaria Salis (@SalisIlaria) January 2, 2025