Bruxelles – Il primo turno delle presidenziali in Croazia, svoltosi ieri (29 dicembre), ha confermato al capo dello Stato uscente, Zoran Milanović, il netto vantaggio attribuitogli dai sondaggi della vigilia, ma non gli ha consegnato la vittoria. Ora, il leader populista di centro-sinistra dovrà sfidare il candidato del centro-destra di governo, Dragan Primorac, al ballottaggio fissato per il prossimo 12 gennaio.
Secondo i dati forniti dalla commissione elettorale nazionale, il presidente della Repubblica uscente Zoran Milanović ha raccolto il 49,09 per cento dei consensi al primo turno di domenica, più del doppio dello sfidante Dragan Primorac in favore del quale si è espresso il 19,35 per cento dei votanti. I sondaggi pre-elettorali avevano previsto un risultato di questo genere.
Il capo dello Stato in carica è stato eletto per la prima volta nel 2020, dopo essere stato primo ministro dal 2011 al 2016, alla guida del Partito socialdemocratico croato (Sdp). Per le sue posizioni critiche nei confronti sia dell’Unione europea sia della Nato (e degli aiuti militari all’Ucraina), nonché per lo stile populista che caratterizza la sua azione politica e la sua comunicazione, si è guadagnato il soprannome di “Trump croato“. Festeggiando i risultati, il 58enne ha annunciato di voler promuovere “una Croazia che si prende cura dei propri interessi”.
Non avendo raggiunto la maggioranza assoluta al primo turno, Milanović – che rimane il politico più popolare nel Paese balcanico – dovrà vedersela al secondo turno contro Primorac, il candidato dell’Unione democratica croata (Hdz), il partito di centro-destra guidato dal primo ministro Andrej Plenković che governa dal 2016 e che da questa primavera si appoggia agli ultranazionalisti del Movimento per la patria (Dp). Il ballottaggio è in calendario per il 12 gennaio. I croati hanno già votato altre due volte quest’anno: ad aprile per le legislative anticipate e a giugno per le europee.
I risultati della consultazione di ieri confermano dunque la spaccatura ai vertici della Croazia: la presidenza potrebbe rimanere saldamente nelle mani di Milanović, e anche se si tratta di un ruolo sostanzialmente cerimoniale potrebbe creare non pochi problemi a Plenković, al suo terzo mandato alla guida dell’esecutivo e considerato il principale rivale del capo dello Stato, da lui già bollato come filorusso e definito “il cancro della politica croata”.
Commentando l’esito del primo turno, il premier ha dichiarato che “non vogliamo essere trascinati verso la Russia“, dopo aver incentrato la campagna elettorale sulla collocazione europeista di Zagabria. D’altro canto, l’Hdz è stata coinvolta negli ultimi anni in una serie di scandali per corruzione che hanno portato alle dimissioni o al licenziamento di oltre una trentina di ministri, da ultimo il titolare della Sanità Vili Beroš incarcerato lo scorso novembre.