Bruxelles – “Così Teheran ha scelto di sfidare tutto quello che l’Occidente considera trasversalmente intoccabile: la nostra libertà“. Comincia con queste parole l’editoriale del direttore del Foglio, Claudio Cerasa, che da stamattina si trova in apertura sul sito del quotidiano con il titolo “Il giornalismo non è un crimine”. La notizia, tragica, che ha sconvolto il mondo dell’informazione italiana è quella, diffusa oggi (27 dicembre) dai media nazionali, dell’incarcerazione della giornalista Cecilia Sala in Iran.
Secondo quanto ha reso noto il ministero degli Esteri in mattinata, la cronista, che collabora con Il Foglio e con la piattaforma di podcast Chora Media, è stata arrestata a Teheran lo scorso 19 dicembre, ma l’ambasciatrice italiana Paola Amadei ha potuto visitarla in carcere solo oggi. La nota della Farnesina sottolinea che “l’Ambasciata e il Consolato d’Italia a Teheran stanno seguendo il caso con la massima attenzione sin dal suo inizio” e che da Roma si lavora “con le autorità iraniane per chiarire la situazione legale di Cecilia Sala e per verificare le condizioni della sua detenzione“.
Al momento del fermo, Sala si trovava nella Repubblica islamica dal 12 dicembre per svolgere il proprio lavoro ed era in possesso di un regolare visto giornalistico. Sarebbe dovuta rientrare il 20 dicembre, ma nella mattina del 19 è diventata irraggiungibile: qualche ora dopo ha contattato brevemente la famiglia per comunicare di essere stata incarcerata, senza fornire ulteriori dettagli. “È stata portata nella prigione di Evin, dove vengono tenuti i dissidenti, e il motivo del suo arresto non è ancora stato formalizzato“, si legge in un post condiviso sugli account social di Chora, che ha lanciato l’hashtag #FreeCecilia. Da una settimana, secondo le informazioni disponibili, la giornalista sarebbe tenuta in isolamento.
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Secondo quanto riferito dal Post, nella cui redazione lavora il compagno di Sala, Daniele Raineri, alla giornalista sono state concesse dopo 24 ore di detenzione due brevi telefonate, una alla famiglia e una allo stesso Raineri. “Durante le telefonate, Sala ha detto di stare bene e di non essere ferita“, si legge sul sito del giornale. “È possibile che abbia dovuto leggere un testo scritto, perché ha usato alcune espressioni che non suonano naturali in italiano, ma sembrano più una traduzione dall’inglese. Non le è stato permesso di dare altre informazioni“.
Le reazioni all’arresto della professionista non si sono fatte attendere. Oltre alla mobilitazione dei colleghi giornalisti, si stanno moltiplicando in queste ore i commenti da parte dei politici italiani, che condannano l’accaduto in maniera trasversale rispetto agli schieramenti di appartenenza, a partire dai membri del governo. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato che “le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare, ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello“, aggiungendo che “l’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada”.
“Chiediamo al governo di Teheran spiegazioni immediate per l’arresto di una giornalista impegnata a raccontare la realtà con professionalità e coraggio”, scrive in una nota la delegazione del Movimento 5 stelle all’Eurocamera, aggiungendo di confidare “nel lavoro della diplomazia italiana per ottenere la sua liberazione il più velocemente possibile”.
Per l’eurodeputata leghista Susanna Ceccardi, quella di Sala è “una voce libera che, in quanto tale, risulta scomoda al regime” degli ayatollah: “Mi auguro che questa vicenda si risolva positivamente”, ha dichiarato, “con auspicio che anche le istituzioni Ue facciano sentire la propria voce”. Un auspicio, questo, condiviso anche dal collega europarlamentare Sandro Gozi: “Il governo italiano e l’Unione europea si adoperino senza indugio per ottenere l’immediato rilascio” della giornalista, ha scritto su X.
Il governo italiano e l’Unione europea si adoperino senza indugio per ottenere l’immediato #rilascio di #Cecilia #Sala. Coraggio Cecilia, siamo con te! pic.twitter.com/8cSELyKzEc
— Sandro Gozi (@sandrogozi) December 27, 2024
Nel carcere di Evin, dove il regime di Teheran rinchiude dissidenti iraniani e cittadini stranieri, aveva soggiornato per un mese e mezzo nel 2022 anche la blogger Alessia Piperno. “A Cecilia Sala idealmente dico di tenere duro come ho fatto io per 45 giorni: nel carcere di Evin a noi stranieri fisicamente non torcono un capello, ma mentalmente ti provano molto. So cosa vuol dire il terrore di stare in una cella da soli” ha dichiarato Piperno. Che aggiunge: “Temo che si sia trattato di una trappola a tutti gli effetti perché le autorità di Teheran, che in genere rifiutano i visti ai giornalisti occidentali, sapevano benissimo che lei è una reporter“.