Bruxelles – La visione italiana sulla migrazione torna a tenere banco a Bruxelles. A margine del Consiglio europeo, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, con la Prima ministra danese Mette Frederiksen e l’olandese Dick Schoof, ha promosso una riunione informale per parlare delle soluzioni innovative per la migrazione.
Protocollo Italia – Albania, hotspot esterni e un rafforzamento del quadro legale in materia di rimpatri (su cui l’Italia ha ricevuto due stop tra i mesi di ottobre e novembre) hanno coinvolto non solo i tre organizzatori ma anche la stessa Commissione europea.
Oltre al quartetto, hanno preso parte all’incontro i leader di Cipro, Grecia, Malta, Repubblica Ceca, Polonia, Svezia e, senza sorprese, Ungheria.
Von der Leyen, anche qua senza sorprese, ormai si è fatta paladina istituzionale della linea dura di Meloni. Il messaggio era già arrivato forte e chiaro nella lettera mandata ai leader prima del Consiglio europeo, in cui diffusamente aveva parlato di migrazione. La preparazione del nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo, nella lettera, procede in modo spedito in vista della metà del 2026. A questo riguardo, la presidente della Commissione si è concentrata nell’incontro con i leader sulla proposta di un nuovo quadro giuridico in tema di rimpatri che la Commissione intende presentare nei primi mesi del 2025.
Meloni difende il suo Protocollo e riporta l’attenzione sulla rilevanza delle soluzioni innovative al contrasto della migrazione irregolare. Lo scopo è quello di spezzare la catena del traffico di vite umane e, nel contempo, consentire di focalizzare l’accoglienza europea verso gli aventi diritto alla protezione internazionale.
Chiarezza ed efficacia sono le parole d’ordine per i leader nel nuovo quadro normativo Ue. Da parte dei Paesi Ue coinvolti da Meloni nella riunione, ci si aspetta una nuova definizione dei concetti di Paese sicuro di origine e Paese terzo sicuro per sostenere le ‘nuove proposte’, a partire dal già menzionato modello Italia-Albania e dalla possibile creazione di ‘hub di ritorno’ in Paesi terzi.
Da notare che proprio il tema della definizione di ‘Paesi sicuri’ ha intralciato il governo italiano nell’applicazione del Protocollo Italia – Albania. I due recenti stop all’applicazione dell’accordo hanno avuto come nodo cruciale la divergenza di definizione tra la giurisprudenza italiana e il governo, che, secondo i giudici, ha una visione discordante con il diritto Ue. Proprio per questo si aspettano le pronunce della Corte di giustizia dell’Ue, che dovrebbe dare chiarimenti sulla questione.
Nel frattempo i leader discutono di come facilitare i propri progetti, coinvolgendo anche la necessità di rafforzare l’azione Ue lungo le rotte migratorie con Unhcr (Agenzia Onu per i rifugiati) e Iom (Organizzazione mondiale per la migrazione), riguardo ai rimpatri volontari assistiti.
Per un’Italia che si sente sempre più protagonista nella politica europea, come piace alla Presidente, il tema della migrazione fa da traino. Piace anche la linea von der Leyen, espressa sia nella lettera, sia nel taglio operativo delle conclusioni in tema di migrazione, in approvazione al Consiglio europeo odierno. La politica migratoria europea può contare su uno scacchiere di leader con visioni condivise e uno spostamento del baricentro della discussione sempre più a destra, ma che, a quanto pare, riesce a catalizzare in modo evidente l’approvazione dei Paesi membri Ue.