Bruxelles – Mentre i capi di stato e di governo Ue sono riuniti a Bruxelles per l’ultimo vertice europeo dell’anno, a Strasburgo gli eurodeputati concludono una sessione plenaria il cui apice è stato l’intervento della presidente uscente della Georgia, Salomé Zourabichvili, nel bel mezzo della drammatica involuzione democratica di Tbilisi e del suo avvicinamento a Mosca. Ma il Caucaso e l’influenza russa sono il fil rouge che lega anche le tre risoluzioni adottate oggi (19 dicembre) dall’Eurocamera, che accendono i riflettori sulle violazioni dei diritti umani in Crimea, in Azerbaigian e in Kirghizistan.
Il territorio ucraino della Crimea è entrato nell’undicesimo anno di occupazione illegale russa. Oltre un decennio di “significative violazioni dei diritti umani”, in particolare nei confronti dei tatari di Crimea (gruppo etnico turco originario della penisola sul Mar Nero), degli ucraini e delle altre minoranze etniche. A Sebastopoli, la Russia ha imprigionato giornalisti, attivisti della società civile e difensori dei diritti umani, di cui il Parlamento europeo chiede il “rilascio immediato e incondizionato”.
Nella risoluzione adottata con 446 voti a favore, 25 contrari e 51 astensioni, gli eurodeputati hanno chiesto alla comunità internazionale di perseverare nella politica di non riconoscimento dell’annessione russa della Crimea e di rafforzare le sanzioni contro le persone fisiche e giuridiche coinvolte nell’annessione illegale.
L’Eurocamera ha poi voltato lo sguardo tra il Mar Nero e il Mar Caspio, all’Azerbaigian dell’autoritario presidente Ilham Aliyev. Con 434 voti a favore, 30 contrari e 89 astensioni, gli eurodeputati hanno adottato un seconda risoluzione in cui condannano “le continue violazioni dei diritti umani nel Paese” ed esortano le autorità azere a “porre immediatamente fine alla repressione di tutti i gruppi dissidenti”. Aliyev, in particolare prima delle elezioni presidenziali dello scorso febbraio vinte con il 94 per cento dei voti, ha intensificato la repressione nei confronti di giornalisti, attivisti politici e difensori dei diritti umani, perseguiti ed arrestati con “accuse inventate e politicamente motivate“.
Tra loro Gubad Ibadoghlu, presidente del Movimento per la democrazia e la prosperità, incarcerato insieme alla moglie nel luglio 2023 e trasferito ai domiciliari nell’aprile 2024. Ibadoghlu è stato candidato dal gruppo dei Verdi all’Eurocamera per il premio Sakharov 2024 per la libertà di pensiero, ma non gli è stato permesso di partecipare alla cerimonia di premiazione a Strasburgo né di collegarsi a distanza. Nella risoluzione, gli eurodeputati chiedono a Baku “l’immediata revoca del divieto di viaggio” e delle accuse contro di lui.
Secondo l’Eurocamera Bruxelles starebbe chiudendo un occhio sulle gravi violazioni dei diritti umani a Baku, perché l’Azerbaigian è al centro della politica di diversificazione energetica dell’Ue dopo il taglio netto dalle fonti russe. Ma “qualsiasi accordo di partenariato Ue-Azerbaigian, anche in materia di energia, deve essere fortemente condizionato al rispetto dei diritti fondamentali e al rilascio di tutti i prigionieri politici”, si legge nella risoluzione adottata oggi.
Infine, Strasburgo ha adottato una terza risoluzione su un’altra ex Repubblica Sovietica, il Kirghizistan. Nel remoto Paese dell’Asia centrale, il presidente Sadyr Zhaparov ha scatenato una repressione senza precedenti sulla società civile. Arresti di giornalisti, blogger e gruppi della società civile, culminati nell’arresto del leader dell’opposizione Temirlan Sultanbekov. Gli eurodeputati hanno espresso “grave preoccupazione” per l’arretramento democratico in Kirghizistan e per gli attacchi alla libertà dei media, alla libertà di espressione e all’opposizione politica.
La risoluzione, adottata con 492 voti a favore, 28 contrari e 41 astensioni, sottolinea che il Kirghizistan dovrebbe attenersi agli standard democratici concordati nell’ambito dell’accordo di partenariato e cooperazione rafforzata con l’Ue. E rilasciare “al più presto” Sultanbekov e altri funzionari del partito socialdemocratico del Paese. Come in Georgia, il governo ha imposto una legge di stampo russo sui “rappresentati stranieri” ed una sulle “false informazioni”, che permettono di stringere le maglie del dissenso evocando con facilità lo spettro della sicurezza nazionale. Oltre a ritirare le leggi, l’Eurocamera chiede alle autorità kirghise di “non aiutare” Mosca a “eludere le sanzioni imposte alla Russia” dall’Occidente.