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    Home » Politica Estera » Von der Leyen: “Il futuro della Siria pieno di rischi, più contatti con Hts”

    Von der Leyen: “Il futuro della Siria pieno di rischi, più contatti con Hts”

    La presidente della Commissione Ue invita alla politica dei piccoli passi, perché della nuova leadership non ci si può fidare. "Seguire un approccio graduale, fondamentale essere presenti nel territorio"

    Emanuele Bonini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/emanuelebonini" target="_blank">emanuelebonini</a> di Emanuele Bonini emanuelebonini
    18 Dicembre 2024
    in Politica Estera
    Siria

    Un'effige deturpata del deposto presidente siriano Bashar al-Assad a Damasco (foto: Sameer al-Doumy/Afp)

    Bruxelles – “Il futuro della Siria è pieno di promesse, ma anche pieno di rischi“. Il passaggio chiave dell’intervento della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in Parlamento europeo è qui, nella difficoltà di un cambiamento in atto di cui l’Ue deve sapere farsi carico. Perché, e lo ribadisce, “una transizione credibile e inclusiva è un interesse europeo fondamentale”. Bashar al-Assad non c’è più, ma la fuga del leader siriano non significa niente. “Mentre la vecchia Siria è andata, quella nuova non è ancora nata”, e la partita si gioca qui. L’Ue deve dimostrare di essere capace, non cedere all’entusiasmo e “seguire un approccio graduale“.

    Ci si può fidare delle nuova classe dirigente siriana? Questo il quesito che assilla von der Leyen, che una risposta se l’è data: no. Non in questo momento, almeno. “Alcuni dei primi passi compiuti dalla nuova leadership sono incoraggianti”, ammette. Ma, aggiunge, “la nuova leadership a Damasco deve dimostrare che i fatti corrispondono alle parole“.

    La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, interviene in Aula del Parlamento europeo per discutere di Siria [Strasburgo, 18 dicembre 2024]
    La nuova Siria è già un rompicapo. Ci sono troppe incognite, troppi interrogativi. Von der Leyen li condivide con l’Aula del Parlamento europeo. “Ci sarà una transizione politica che rispetti l’unità nazionale? Tutte le minoranze saranno al sicuro e protette?” E soprattutto, “la lotta contro Daesh continuerà?” Domanda non casuale quest’ultima, dato il rischio attentati che cresce e le preoccupazione europee al riguardo.

    La questione terrorismo si scontra contro le ragioni di real-politik con cui ora l’Ue deve fare i conti. Hayʼat Tahrir al-Sham (HTS), la milizia islamica che ha rovesciato il regime di Assad, è riconosciuta dall’Onu come terroristica, con l’Ue allineata alle decisioni delle Nazioni Unite ma decisa a uscire dai ranghi. “Intensificheremo i nostri contatti diretti con HTS e altre fazioni“, ammette e anticipa von der Leyen. Un precedente tanto delicato quanto pericoloso, perché apre le porte al riconoscimento e alla legittimazione di entità e persone con cui fin qui non si è mai voluto discutere, creando un doppio standard nei confronti di altre organizzazione considerate terroristiche, a iniziare da Hamas per arrivare anche al Pkk curdo.
    Quel che è certo è che al netto dei rischi non si può evitare di provare a puntellare il Paese. “Dobbiamo essere lì, presenti“, continua von der Leyen. “Le prossime settimane e mesi saranno cruciali per dare forma” alla Siria post-Assad. “E l’Europa svolgerà il suo ruolo”. La credibilità dell’Ue e la sicurezza del Medio Oriente passano da qui.
    Tags: commissione geopoliticaMedio Orientesicurezzasiriastabilitàterrorismoueursula von der leyen

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