Bruxelles – Adesione dell’Ucraina, si può fare e si deve fare. Presto, prestissimo. Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, “dovremmo essere pronti ad aprire i negoziati sul cluster fondamentale all’inizio del 2025 e sugli altri cluster nel corso dell’anno”. Ecco il calendario politico per i leader, che proprio di Ucraina parleranno nel vertice del Consiglio europeo, il primo a guida Costa. Il messaggio politico che si intende dare personalmente al presidente ucraino, Volodymir Zelensky, in città per l’occasione, è di sostegno continuo e incrollabile, che passa per l’adesione.
La possibilità di aprire i capitoli negoziali per l’adesione all’Ue è reale. L’impegno per Kiev è già stato certificato dalla concessione di Paese candidato con procedura di fatto accelerata, e per inclinazione e volontà attorno al tavolo chi è vicino al dossier assicura che l’apertura dei negoziati appare matura. La vera incognita semmai è sul calendario. Inizio 2025 vuol dire subito, è una scadenza dietro l’angolo. Ma se von der Leyen si espone in questo modo davanti all’Aula del Parlamento europeo è perché evidentemente sa che il consenso c’è.
Però… Come sempre c’è almeno un però, legato ad un percorso tortuoso e lungo. Tra l’inizio e la fine del percorso di adesione all’Ue occorrono qualcosa come 150 voti all’unanimità, e ogni volta, per ogni minima cosa, tutto può incepparsi. Può succedere di tutto, insomma. Le grandi incognite sono le eventuali dispute bilaterali, come quella tra Ucraina e Ungheria e Slovacchia per il transito del gas. Dissipare queste dispute risulta fondamentale. Per l’esecutivo comunitario la disputa in questione sarebbe risolta, e quindi lo scoglio superato. Avanti con l’apertura dei capitoli negoziali, dunque.
Aprire il cluster fondamentale per Kiev significa iniziare a lavorare sui capitoli dedicati a magistratura e diritti fondamentali; giustizia, libertà e sicurezza; appalti pubblici; statistiche; controllo finanziario, oltre ai criteri economici, al funzionamento delle istituzioni democratiche e alla riforma della pubblica amministrazione.