Bruxelles – All’Eurocamera di Strasburgo sono nate quattro nuove commissioni (due permanenti e due speciali) che si occuperanno di difesa, salute, caro affitti e interferenze straniere. Ma i cambiamenti nell’organizzazione dell’Aula, soprattutto a livello di intergruppi, hanno provocato qualche strappo tra i partiti del centro-sinistra italiano, quel campo largo che mai fu ed evidentemente ancora non riesce ad essere, diviso su molti temi a partire dalla posizione da adottare riguardo alle guerre in corso alle porte dell’Unione.
Le commissioni permanenti
Con un voto a larga maggioranza – 448 favorevoli, 161 contrari e 40 astensioni – gli eurodeputati hanno approvato oggi (18 dicembre) la “promozione” delle due sottocommissioni per la Sicurezza e la difesa (Sede) e per la Sanità pubblica (Sant) a commissioni permanenti, mantenendone la composizione numerica fissata a 43 membri per entrambe. Cambia così la composizione dell’Eurocamera rispetto a quella emersa dalle europee dello scorso giugno: le commissioni permanenti passano da 20 a 22 e le sottocommissioni si dimezzano scendendo da quattro a due.
L’accordo a livello di gruppi politici era stato raggiunto lo scorso 13 dicembre dalla Conferenza dei presidenti, l’organo dell’Eurocamera che riunisce i capigruppo e la presidente dell’Aula Roberta Metsola. Le responsabilità delle nuove commissioni permanenti saranno complementari a quelle delle commissioni cui afferivano precedentemente, cioè rispettivamente quella sugli Affari esteri (Afet) e quella sull’Ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Envi), che cambierà ora nome in Ambiente, clima e sicurezza alimentare.
Tra le nuove responsabilità di Sede si annoverano la supervisione della politica di sicurezza e difesa comune dell’Unione (Csdp nell’acronimo inglese), la lotta alle minacce ibride, il potenziamento dell’industria europea della difesa (sia a livello di ricerca e innovazione che di produzione) e lo sviluppo delle infrastrutture per la mobilità militare. Quanto a Sant, l’accordo raggiunto tra i gruppi politici prevede di assegnarvi le competenze sui prodotti farmaceutici e i dispositivi medici, quelle relative alla supervisione della preparazione e risposta alle crisi sanitarie, quelle che riguardano la salute mentale e i diritti dei pazienti e, infine, gli aspetti sanitari legati al bioterrisimo.
A livello pratico, la differenza sostanziale rispetto alla situazione attuale sta nel fatto che le commissioni permanenti – a differenza delle sottocommissioni – possono elaborare, modificare e votare le proposte legislative e le relazioni d’iniziativa, esaminando inoltre le proposte che giungono dalla Commissione o dal Consiglio Ue (cui i Trattati affidano il ruolo di co-legislatore insieme all’Europarlamento).
Le commissioni speciali
Contemporaneamente, l’emiciclo ha anche votato sulla creazione di due nuove commissioni speciali, entrambe composte da 33 membri e il cui mandato (prorogabile) durerà 12 mesi a decorrere dalla prima plenaria del 2025, in calendario per la settimana dal 20 al 23 gennaio. Dalle stesse date entrerà in vigore anche il cambiamento di status relativo a Sede e Sant così come la decisione sulla composizione nominale di tutte e quattro le nuove commissioni, mentre l’elezione di dei nuovi bureau di presidenza avverrà durante le rispettive sessioni costitutive, anche se è verosimile che gli attuali presidenti di Sede e Sant (la liberale tedesca Marie-Agnes Strack-Zimmermann e il popolare polacco Adam Jarubas rispettivamente) mantengano i loro incarichi almeno fino al 2027.
Delle due commissioni speciali, una si occuperà della Crisi degli alloggi e la sua introduzione è stata sostenuta da 480 “sì”, mentre i contrari sono stati 148 e le astensioni 20. Un nome che starebbe circolando per la sua presidenza è quello dell’italiana Irene Tinagli (Pd). L’altra, quella sullo Scudo europeo per la democrazia, ha trovato l’appoggio di 441 parlamentari contro i 178 che l’hanno osteggiata, oltre alle 34 astensioni, e potrebbe venire guidata dalla liberale francese Nathalie Loiseau. Lo Scudo europeo per la democrazia è il nome dato da Ursula von der Leyen alla nuova strategia comunitaria per difendere i processi politici dell’Ue dalle interferenze estere, cioè soprattutto della Russia (si veda alla voce presidenziali in Romania per maggiori dettagli).
Gli intergruppi
Sempre oggi, l’emiciclo ha votato sull’introduzione dei nuovi intergruppi, cioè dei forum per scambi informali di opinioni su temi specifici tra diversi gruppi politici (di norma almeno tre) e per mantenere i contatti tra i deputati e le organizzazioni della società civile.
La creazione (o meglio la conferma) di quello per la Lotta alla povertà è stata salutata dal capodelegazione pentastellato e presidente della sottocommissione Questioni fiscali Pasquale Tridico come “sicuramente una buona notizia” poiché rappresenterà “uno strumento in più per analizzare e affrontare le cause delle crescenti diseguaglianze economiche e sociali così da trovarne rimedi e soluzioni”.
L’ex presidente dell’Inps (che all’epoca del governo gialloverde aveva supervisionato l’introduzione del reddito di cittadinanza) ha rivendicato l’inserimento nel manifesto dell’intergruppo “il reddito universale come elemento per garantire sicurezza sociale”, facendo riferimento peraltro ai dati pubblicati oggi dall’esecutivo comunitario che dipingono un quadro tutt’altro che lusinghiero per il Belpaese, sia a livello di occupazione che di potere d’acquisto, per non parlare delle disparità di genere e generazionali e dei divari geografici.
L’affondo del M5s sull’intergruppo per la Pace
Un intergruppo che invece – per la sua mancata creazione – ha provocato frizioni tutte interne ai membri di quel fantomatico campo largo di centro-sinistra che non ha mai davvero preso il volo è quello sulla Pace, la diplomazia e il dialogo multilaterale. L’eurodeputato del Movimento 5 stelle Danilo Della Valle si è scagliato contro la scelta dei Socialisti (S&D), di cui fa parte anche il Partito democratico, di non supportarne l’introduzione: “Nel segreto della Conferenza dei presidenti, i sedicenti progressisti hanno affossato uno spazio di confronto che puntava a rafforzare il dialogo e la cooperazione tra i popoli”.
I membri della delegazione dem, sostiene Della Valle, “sposano la linea” della capogruppo Iratxe García Pérez, “che in un intervento in Plenaria lo scorso 19 novembre affermava con grande enfasi che le guerre non si vincono con le parole ma con i carri armati”. Invece, “le guerre possono anche terminare con un negoziato di pace e la forza della diplomazia”, contesta il pentastellato, che tra i socialdemocratici ha ringraziato solo Marco Tarquinio, eletto alle scorse europee come indipendente nelle liste del Pd, “per averla sostenuta con forza e convinzione”. “Insieme possiamo ancora fare la differenza e sconfiggere l’ideologia della guerra dominante oggi in Europa. Noi non ci arrenderemo mai”, ha concluso.
Gli eurodeputati M5s hanno continuato a denunciare quello che, dai banchi della Sinistra (The Left), bollano come l’approccio bellicista del von der Leyen bis. “Il Parlamento europeo boccia la creazione dell’intergruppo per la Pace, ma approva l’istituzione della commissione per la Difesa”, si legge in una nota della delegazione pentastellata, dove si rimarca che la versione permanente della Sede “nasce con il chiaro intento di proseguire l’escalation militare”.
Intento reso evidente, continua il comunicato, anche dalla “proposta di istituire eurobond per l’acquisto di armi e munizioni da fornire a Paesi belligeranti, in aperto contrasto con la posizione comune per il controllo delle esportazioni di armi adottata dal Consiglio nel 2008”. Al contrario, gli eletti del Movimento ribadiscono che “il dialogo è l’unica strada percorribile per far cessare il conflitto in Ucraina e in Medio Oriente” e rivendicano il loro ruolo di “costruttori di pace”.
La difesa del Pd
Dalle fila del Pd, Tarquinio prova a disinnescare lo scontro lasciando cadere nel vuoto le accuse al vetriolo lanciate dai colleghi pentastellati. In una nota, l’ex direttore di Avvenire dice di “non capire” la polemica sollevata da Della Valle e cerca di gettare acqua sul fuoco, facendo della mancata nascita dell’intergruppo una questione prettamente numerica.
“Per insediarlo ufficialmente era richiesto il sostegno di almeno tre gruppi politici”, ha notato: “Traguardo che non è stato purtroppo raggiunto”, dato che tra i quattro gruppi dell’Aula da cui provenivano i firmatari (Tarquinio dai Socialisti, Leoluca Orlando dai Verdi, Michael McNamara dai liberali e appunto Della Valle) alla fine solo The Left “ha deciso di farsi sponsor dell’iniziativa”.
Il gruppo S&D, ha spiegato il civico, “ha sottoposto decine e decine di proposte di intergruppo al voto dei suoi membri e purtroppo quella per la pace non ha avuto abbastanza consensi”. Ma sembra poi strizzare l’occhio ai colleghi pentastellati, Tarquinio, quando sottolinea come questo sia “un dato che conferma quanto sia in salita in questa fase storica la strada di chi si impegna per dare forza alle politiche e alle iniziative di pace anche nel campo del centrosinistra italiano e della sinistra democratica europea”: “Una sconfitta, ma certo non un motivo di rassegnazione”, chiosa, sottolineando che “anche nel Pd è aperto un serio e profondo dibattito sull’orientamento delle politiche europee di relazione e cooperazione internazionale e di difesa”.