Bruxelles – In attesa della proposta legislativa per rafforzare il quadro legislativo Ue sui rimpatri, annunciata da Ursula von der Leyen per marzo 2025, i Paesi membri si sono messi al lavoro. Secondo i dati diffusi oggi (18 dicembre) da Eurostat, l’estate scorsa sono state rimpatriate 27,740 persone migranti che avevano ricevuto un ordine di allontanamento. Rispetto all’estate del 2023, mentre il numero di ordini di lasciare un Paese Ue è rimasto pressoché stabile intorno a quota 112 mila, il numero di rimpatri effettivi è aumentato del 35 per cento.
La Francia è di gran lunga il Paese che emette più ordini di allontanamento: 30,800 nell’ultima stagione calda, il 27,4 per cento del totale Ue. Al secondo posto la Germania, che ha ordinato di lasciare il Paese a 13,660 persone migranti, al terzo la Spagna, con 13,645 fogli di via. Nello stesso periodo, Grecia e Italia hanno consegnato a cittadini extra-Ue rispettivamente 7,435 e 7,130 ordini di abbandonare il Paese.
Il problema però è riuscire effettivamente a trasferire in Paesi terzi le persone che secondo le autorità nazionali non hanno il diritto a rimanere. Servono accordi bilaterali con i Paesi d’origine, sono costosi e difficili da organizzare. Ed è per questo che a Bruxelles prende sempre di più forma la radicale idea di affidarsi a veri e propri hub di rimpatrio al di fuori dei confini comunitari. O di prevedere, sul modello del protocollo Italia-Albania, strutture in cui esaminare le richieste di protezione in Paesi terzi, in modo da non dover affrontare, in caso di esito negativo, il problema dei rimpatri.
Intanto, da luglio a settembre 2024 il maggior numero di persone rimpatriate in un Paese terzo è stato registrato in Francia (4,240), in Germania (4,060) e in Spagna (3,160). In termini assoluti è così, ma rapportato alla quantità di ordini di allontanamento emessi, il dato sui rimpatri – e su chi quindi riesce con maggiore efficienza ad effettuarli – cambia radicalmente. La Francia ha allontanato dall’Esagono solo il 13,7 per cento delle persone a cui ha ordinato di andarsene, la Spagna il 23,1 per cento, mentre la Germania ha fatto meglio e arriva a un ‘tasso di rimpatrio’ del 29,7 per cento.
Anche l’Italia – nonostante i grandi sforzi profusi dal governo Meloni – continua a incontrare ostacoli: da luglio a settembre hanno lasciato lo Stivale 1180 cittadini extra-Ue, solo il 16,5 per cento di quanti avrebbero dovuto. In Italia, così come in Germania e in Romania, tutti i rimpatri segnalati nel periodo sono stati classificati come rimpatri forzati. Mentre all’opposto, in Lettonia, Lituania e Danimarca oltre il 90 per cento dei rimpatri è stato registrato come volontario. Sulla base dei dati diffusi da Eurostat, l’estate scorsa hanno lasciato volontariamente l’Ue il 56,5 per cento delle persone che sono state rimpatriate, mentre il 43,5 per cento è stato costretto attraverso rimpatri forzati.
C’è una netta discrepanza tra le principali nazionalità di chi viene ‘bandito’ dal territorio di un Paese Ue e chi poi effettivamente lo lascia. I 112 mila ordini di allontanamento hanno riguardato soprattutto cittadini algerini (9,5 per cento), marocchini (7,1 per cento), siriani (6,6 per cento), turchi (5,7 per cento) e afghani (5 per cento). Ma la maggior parte dei 27,740 rimpatriati sono cittadini della Georgia (10,9 per cento), dell’Albania (7,3 per cento), della Turchia (7,2 per cento), della Colombia (6,1 per cento) e della Moldavia (4,3 per cento).
Quest’estate i Paesi europei hanno ordinato di lasciare i propri territori nazionali anche a 670 minori non accompagnati. Provenienti per i tre quarti dall’Afghanistan (215), dalla Siria (160) e dalla Somalia (120). Tre Paesi che sono caratterizzati da regimi liberticidi e sanguinose guerre civili. Croazia, Svezia, Austria e Cipro ne hanno effettivamente rimpatriati 40. Di cui 15 in Siria, al tempo ancora sotto la dittatura di Bashar al-Assad.