Bruxelles – Di fronte all’embrione della Siria che verrà, l’Ue sceglie la prudenza. Stretta tra due imperativi, da un lato “evitare una nuova Libia o Afghanistan” e dall’altro vincolare il sostegno a Hayʼat Tahrir al-Sham (HTS) a una serie di principi non negoziabili, la neo Alta rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, manda avanti gli altri. “È importante veicolare gli stessi messaggi con i Paesi della regione”, ha dichiarato. Per ora, i contatti tra Bruxelles e la nuova leadership restano al “livello più basso”: il capodelegazione Ue in Libano si è recato a Damasco e “sta avendo alcuni incontri”.
Nel corso del primo Consiglio Ue Affari Esteri presieduto dall’ex premier estone, Kallas ha informato i ministri dei 27 dell’incontro del fine settimana in Giordania con i Paesi arabi, la Turchia, gli Stati Uniti e l’inviato speciale Onu in Siria, Geir Pederson. “Ci sono principi di base che tutti hanno concordato: integrità e sovranità della Siria, ma anche inclusività del governo, tenendo conto, in particolare, delle minoranze e dei diritti delle donne. Questo processo deve essere guidato dalla Siria e deve riflettere il popolo siriano in tutta la sua diversità”, ha spiegato Kallas in conferenza stampa. L’elefante nella stanza, ammettono fonti Ue, è la Turchia di Erdogan, che giocoforza è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano nella regione ma che non ha mai nascosto le proprie mire espansionistiche su una fetta del territorio siriano.
A livello Ue, nel dibattito con l’Alta rappresentante diversi Paesi hanno aggiunto una condizione ulteriore: perché l’Ue sostenga la Siria, è necessario che HTS si liberi dell’influenza russa nel Paese. Un punto messo in chiaro dal ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldkamp: se Hayʼat Tahrir al-Sham vuole vedere revocato il regime di sanzioni Ue contro il regime siriano, dovrà chiudere i cancelli di tutte le basi militari russe nel Paese.
Dopo aver affermato che “l’estremismo, la Russia e l’Iran non devono avere un posto nella futura Siria”, il capo della diplomazia europea ha aggiunto che l’Ue “solleverà la questione con la nuova leadership” di Damasco. “Se ne è discusso anche al tavolo con i leader arabi – ha precisato Kallas -, è una preoccupazione anche per loro”. Le sanzioni di lungo corso imposte da Bruxelles alla Siria, colpiscono diversi settori dell’economia da cui traeva profitto il regime di Assad. Settori la cui floridità è fondamentale per innescare la rinascita di un Paese devastato da quattordici anni di guerra civile.
Kallas ha messo sul tavolo il tema. L’Ue dovrà “essere pronta ad adattare la politica di sanzioni quando vedremo passi significativi da parte della Siria“, ha dichiarato l’Alta rappresentante. I tempi non sono ancora maturi, perché anche se in questa prima fase della transizione HTS, che rientra nella lista delle Nazioni Unite delle organizzazioni terroristiche, “sta dicendo le cose giuste, non tutti sono convinti che faranno le cose giuste”.
Almeno per ora, l’Ue proseguirà a fare quello che ha fatto meglio dal 2011 a oggi, mobilitando oltre 35 miliardi di euro in assistenza umanitaria e alla società civile siriana. Le misure restrittive di Bruxelles infatti prevedono un’ampia gamma di eccezioni umanitarie e non impediscono l’esportazione di prodotti alimentari, medicinali o attrezzature mediche e non colpiscono il sistema sanitario siriano. “Abbiamo lanciato un ponte aereo per 100 tonnellate di aiuti umanitari”, ha ricordato Kallas, annunciando inoltre che l’Ue organizzerà “la nona conferenza internazionale sulla Siria”, che permette ogni anno di raccogliere impegni di assistenza finanziaria e proseguire il dialogo con la società civile siriana.