Bruxelles – E sfiducia sia. Olaf Scholz e il suo governo, con 207 voti favorevoli, 394 contrari e 116 astenuti hanno ottenuto il ritiro della fiducia dal Bundestag, il parlamento tedesco, aprendo la strada alle elezioni già da tempo previste per il 23 febbraio.
Proprio il Bundestag è stato il teatro della decisione sulla sorte del governo del cancelliere Olaf Scholz, con un voto di (s)fiducia, per far sì che presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier potesse scogliere il governo entro 21 giorni e le elezioni si tenessero entro 60 giorni, nella scadenza già scelta.
Tecnicamente, la ‘mossa kamikaze’ di Scholz si chiama sfiducia costruttiva. Storicamente è nata nella Costituzione tedesca del 1949, con lo scopo di evitare l’instabilità politica che era stata caratteristica della Repubblica di Weimar. Con questo voto, è possibile far valutare al Bundestag la fiducia al cancelliere e al suo governo, negando il supporto in caso di numeri adeguati a sostenere una nuova opzione di maggioranza di governo. In Germania, però, la situazione non è mai stata questa, per cui Scholz ha, secondo Costituzione, messo all’ordine del giorno il voto sul proprio governo.
La coalizione ‘semaforo’ non funziona più
Sembra una scelta curiosa quella di voler far sfiduciare il proprio governo, ma le motivazioni sono rintracciabili nella crisi di maggioranza che ha causato la crisi del governo di Scholz. La famosa ‘coalizione semaforo’ (rosso per i socialdemocratici di Spd, giallo per i liberali di Fdp e verde per gli ecologisti) ha smesso di funzionare a inizio novembre, tanto che, dopo la caduta del governo, Scholz era rimasto con un governo di minoranza.
Il ‘triumvirato’ alla tedesca che ha governato la Repubblica federale dal 2021 non ha retto alle pressioni delle differenti prospettive economiche, crollando dopo la decisione del 6 novembre di Scholz di licenziare il ministro delle Finanze Christian Lindner, leader dell’Fdp.
Il pomo della discordia sarebbe stato il ‘no categorico‘ di Lindner a dichiarare lo stato di emergenza finanziaria, utile per eliminare le regole sul “tetto del debito”. Il rigorismo di Fdp non ha tollerato questa proposta, incompatibile con una delle linee rosse dei liberali. Spd e Verdi, più propensi ad interventi statali consistenti e grandi piani di investimento, non hanno contemporaneamente accettato la proposta di Fdp di sacrificare i programmi sociali per avere liquidità per i programmi militari.
Spaccature troppo marcate per trovare un accordo e acuite da una congiuntura di fattori, come la crisi energetica e quella economica, il bilancio statale in estrema difficoltà e, non di poco conto, la sonora sconfitta alle elezioni federali in Sassonia, Turingia e Brandeburgo di tutte e tre le forze di maggioranza.
Bundestag teatro di discussioni
I Verdi, come annunciato, si sono astenuti dal voto di fiducia. Dai ‘nemici’ di Scholz era chiara la sfiducia, sia dall’estrema destra di Alternative für Deutschland (AfD), sia dall’Unione di centro-destra di Cdu/Csu. Scholz, durante il dibattito pre-votazione, è finito sulla graticola di tutta l’opposizione, intanto, per aver temporeggiato troppo sulla questione della fiducia.
Il risultato del governo uscente è “una delle peggiori crisi economiche del dopoguerra” per Friedrich Merz, leader dell’Unione e attualmente favorito dai sondaggi per la guida del Paese. Non solo temi economici, ma critiche anche ad una condotta a livello europeo definita “imbarazzante” per Metz. Non sembra essere stata dimenticata la chiamata di Scholz al presidente russo Putin, condannata persino dal Parlamento europeo, che ha causato più di qualche malcontento, pur nel suo intento diplomatico.
“Avete avuto la vostra occasione, non l’avete sfruttata”, ha proseguito Merz. Sempre dall’Unione, con le parole del capogruppo regionale della Csu Alexander Dobrindt, è arrivato un altro commento al vetriolo per Scholz, la cui scelta di ricandidarsi è stata definita “grottesca”.
Scholz ha accettato la sconfitta, in parte orchestrata da lui stesso. Manca solo il via libera dal presidente della Repubblica Steinmeier per lo scioglimento del Parlamento e la conferma della data del 23 febbraio 2025. Altamente improbabile che Steinmeier si rifiuti di accogliere la sfiducia del Bundestag, per cui tutto sembra andare secondo i piani dell’ormai ex-cancelliere federale.
Miracolo cercasi, come nel 2021, per sfidare tutti i sondaggi elettorali di Spd al ribasso e, in poco più di due mesi di campagna elettorale, rinsaldare la credibilità del partito e del cancelliere Scholz. In caso contrario, la Germania potrebbe cadere in mano del centro destra o dell’estrema destra di AfD, con rischi per la democrazia europea da non sottovalutare.